Al distributore di benzina. Al banco della verdura. Alla biglietteria della stazione. Questo febbraio gli italiani hanno ritrovato un compagno che non vedevano da tempo: l’inflazione. Nel mese appena concluso l’indice generale dei prezzi, quello con cui l’Istat misura la variazione annuale di beni e servizi, è salito dell’1,5%, valore che non si vedeva dal 2013.
Una fiammata molto evidente nella vita di tutti i giorni, perché riguarda soprattutto acquisti ad alta frequenza, dal carburante agli alimentari. Ma che non è detto sia destinata a durare. Perché in parte, specie al supermercato, legata a eventi eccezionali come l’ondata artica che ha attraversato l’Europa. E perché la ripresa delle quotazioni del petrolio, che incide molto su bollette e trasporti, potrebbe rallentare nel corso dell’anno. Troppo presto per celebrare un solido, e salutare, ritorno dell’inflazione.
ECONOMIA AL PETROLIO
L’anno scorso di questi tempi un litro di benzina costava in media un euro e 36 centesimi, quello di gasolio un euro e 20. Un sogno per i milioni di italiani che ogni giorno guidano l’automobile. Oggi siamo rispettivamente a 1,56 e 1,40: la bonanza al distributore è finita. «La ragione – spiega il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli – è la ripresa dei prezzi del petrolio, più 60% in un anno». Tolte le tasse e le accise, il rincaro alla pompa è in linea. Ma la riscossa dell’oro nero ha effetti su tutti i prezzi energetici, cresciuti del 12,1% anno su anno. Quelli delle bollette del gas, che a gennaio l’Autorità ha ritoccato al rialzo del 4,7%. E in misura minore dell’elettricità, +0,9%, dove ha pesato anche il singhiozzo del nucleare francese. Nuovi ritocchi potrebbero arrivare ad aprile.
NO, VIAGGIARE
Ma a petrolio (e derivati) viaggiano anche bus, treni e aerei. Per questo, tra le varie componenti dei servizi, quella che l’Istat vede crescere di più, +2,4% nell’anno e +1% rispetto a gennaio, è il trasporto. Dove ha pesato, almeno su base annuale, anche l’aumento dei pedaggi autostradali: in media dello 0,77% sulla rete, ma con punte fino al 7,88% sulla lombarda Brebemi. «Il barile continuerà a crescere anche nel 2017 – anticipa Tabarelli – ma a ritmo più moderato». I pendolari si consolino: l’effetto traino del barile sui prezzi potrebbe essere più contenuto.
GELO SUI CAMPI
I costi di trasporto appesantiscono anche il prezzo dei prodotti freschi al supermercato, dal pesce alla frutta. Ma se a febbraio avete strabuzzato gli occhi di fronte al cesto dell’insalata il motivo è un altro: il meteo. La gelata eccezionale che ha mandato sotto zero l’Europa, dalla Spagna all’Italia e fino in Turchia, ha danneggiato molte coltivazioni nei campi, come i cavoli, o in serra, dall’insalata alle fragole. Un chilo di broccoli ora costa all’ingrosso 61 centesimi, il 185% più dello scorso anno, spiegano da Coldiretti. Risultato? Il +3% nei prezzi degli alimentari non lavorati che l’Istat registra nel mese, e l’impennata dell’8,8% nell’anno. Tanto da tirare insù il carrello della spesa (+3,1%, l’incremento più alto da otto anni) e l’intero indice dei prezzi.
DOVE IL PREZZO NON SALE
La tendenza al rialzo degli alimentari, scrivono gli economisti di Intesa Sanpaolo, potrebbe prolungarsi fino a dicembre, limitando la capacità di spesa delle famiglie. Allargando il quadro però si scopre che l’aumento dei prezzi, tanto atteso perché incentivo a consumare e investire, è ancora circoscritto. Abbigliamento e libri, i beni “semidurevoli”, salgono dello 0,2% nell’anno e scendono dello 0,1 nel mese. I “durevoli”, dalle auto agli elettrodomestici, crescono rispettivamente dello 0,5 e dello 0,2. I servizi, dalle riparazioni di casa alle visite mediche, sono piatti. Così l’indice Istat al netto di cibo e energia, il nucleo di beni e servizi che riflette in maniera più fedele le tendenze dei prezzi, recita +0,6%. Appena un decimo più di febbraio, in linea con i valori degli ultimi tre anni. Non certo lo stimolo che serve all’economia italiana.
Repubblica – 1 marzo 2017