Un “bollino blu” che “muove” un giro di affari di 15 miliardi di euro l’anno solo per le imprese italiane (e di 3mila miliardi di euro nel mondo). Sono il cibo, i cosmetici, la finanza e il turismo “Halal”, cioè beni e servizi conformi alle regole del diritto islamico e destinati a un potenziale mercato di 2 miliardi di musulmani nel mondo.
E siccome le aziende italiane già “certificate Halal” sono appena 120, per facilitare l’iter soprattutto alle Pmi, ieri a Expo, nel Padiglione degli Emirati Arabi, Accredia (l’ente unico italiano di accreditamento) ed Esma (l’Autorità degli Emirati Arabi Uniti) hanno siglato un protocollo d’intesa per l’accreditamento degli organismi che certificheranno i prodotti del “made in Italy” conformi alle regole islamiche con il riconoscimento delle autorità emiratine.
Diversi i settori coinvolti: dall’agroalimentare al settore cosmetico, dal farmaceutico al comparto dei prodotti finanziari e assicurativi.
Il protocollo d’intesa consentirà di ridurre le barriere tecniche al commercio e di facilitare gli scambi tra Italia ed Emirati.
Le certificazioni di prodotto in conformità allo standard emiratino “UAE.S. 2055-2”, saranno possibili anche grazie alla formazione che Esma si impegna a fare al personale Accredia.
L’accordo avrà una durata di 5 anni e sarà rinnovato automaticamente per altri 5 se nessuna delle due parti vorrà recedere.
«L’intesa – ha commentato Giuseppe Rossi, presidente di Accredia – permetterà alle nostre imprese di incrementare il loro export raggiungendo più efficacemente un mercato così importante».
Del resto, il presidente della Camera di Commercio di Dubai, Hamad Buamin, ha confermato la volontà di arrivare in 5 anni a raddoppiare l’interscambio con l’Italia, che nel 2014 è stato pari a circa 6 miliardi di euro (quasi tutto export “Made in Italy”).
Nel I semestre 2015 l’export italiano verso gli Emirati Arabi ha segnato +14,2% (+30% nel solo agroalimentare). Se ne è parlato ieri a Torino in occasione dell’apertura del 2° Turin Islamic Economic Forum, dove si alternano una cinquantina di relatori e 27 delegazioni provenienti da Paesi islamici.
Secondo i dati di Halal Italia «le aziende italiane coinvolte in processi di certificazione halal superano le 300 unità: si tratta di grandi imprese nel 24% dei casi, aziende di media dimensione 63%; piccole imprese e imprese familiari 13%. Un terzo (31%) opera nel settore delle carni e dei prodotti base carne. Si concentrano per la maggior parte nel Nord Italia (55% del totale) e particolarmente in Lombardia ed Emilia Romagna, 20% al Centro, 10% al Sud e 15% nelle isole».
Laura Cavestri – Il Sole 24 Ore – 21 ottobre 2015