Oggi a Bruxelles sei multinazionali dell’industria alimentare (Coca-Cola Company, Mars, Mondelez International, Nestlé, PepsiCo e Unilever) proporranno un progetto che si basa sull’etichetta nutrizionale a semaforo, come il modello britannico già oggetto di infrazione Ue. Pronta la reazione del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, secondo cui «ribadiremo con forza il nostro no a sistemi di etichettatura a semaforo.
Già lo scorso anno su nostra iniziativa, insieme ad altri 15 paesi europei, ci siamo schierati apertamente in contrasto con questo sistema applicato in Gran Bretagna. Scriveremo ancora alla Commissione Ue per chiedere di intervenire per impedire la diffusione di un elemento così distorsivo del mercato».
L’eurodeputato Paolo De Castro ricorda che «abbiamo bocciato due volte questo sistema che invece di informare i consumatori ne condiziona le scelte». Perché le sei multinazionali hanno interesse a promuovere i semafori? «Si tratta prevalentemente di produttori di soft drink e prodotti light che beneficiano già del semaforo verde» risponde De Castro.
Anche per il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia l’etichetta a semaforo «è un sistema semplicistico, assolutamente non in grado di garantire ai consumatori un’alimentazione equilibrata, che diventa discriminatorio rispetto a prodotti di qualità. Il sistema va a ledere gravemente il modello produttivo italiano basato proprio su standard qualitativi elevati che l’industria italiana ha da sempre evidenziato nel segno della trasparenza».
Secondo Scordamaglia lo spauracchio del cartellino giallo della Ue alla Gran Bretagna sarebbe vanificato dalla Brexit «e il sistema, a questo punto, potrebbe essere adottato molto più facilmente nei Paesi terzi, come ad esempio in Sud America dove ci sono seri problemi di sovrappeso nella popolazione».
Critica anche Coldiretti, secondo cui «Prosciutto di Parma, Parmigiano reggiano e Grana padano, ma anche l’olio extravergine di oliva, sarebbero tra le vittime illustri dell’etichetta a semaforo che colpisce ingiustamente le produzioni italiane, con indicazioni sbagliate e fuorvianti». Per l’organizzazione verde va respinta l’ipotesi di «un’informazione visiva che finisce per escludere dalla dieta alimenti sani come i prodotti a denominazione di origine Dop e Igp, per promuovere, al contrario, il cibo spazzatura come le bevande gassate senza zucchero, ingannando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale». L’etichetta a semaforo indica con i bollini rosso, giallo o verde «il contenuto di nutrienti critici per la salute, ma la segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze».
Emanuele Scarci – Il Sole 24 Ore – 9 marzo 2017