Michele Bocci, Repubblica. Scrivono male, leggono poco e faticano a esprimersi. È inclemente il giudizio dei professori universitari sugli studenti che si iscrivono ai loro corsi. Troppo spesso si portano dietro lacune che risalgono ai tempi di elementari e medie. In una lettera firmata da 600 tra rettori, accademici della Crusca e professori di tutta Italia si chiede al presidente del Consiglio, alla ministra dell’Istruzione e al Parlamento di riorganizzare i programmi del primo ciclo scolastico.
«Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana. A fronte di una situazione così preoccupante, il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato, anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i governi ».
A stendere il testo è stato il “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e delle responsabilità”, un collettivo di docenti e ex docenti che dal 2006 ha un blog sul quale si dibatte dell’istruzione in Italia. Anche loro non si aspettavano un’adesione del genere. «Attenzione, il nostro non è un attacco ai docenti ma ai programmi», spiega Andrea Ragazzini, tra i fondatori del Gruppo. La raccolta delle firme è iniziata un mese fa, la lettera è passata rapidamente da una mail all’altra negli atenei italiani e sono state raggiunte le 600 adesioni. Tra i tanti, lo hanno sottoscritto otto accademici della Crusca, quattro rettori, il linguista Edoardo Lombardi Vallauri, gli storici Luciano Canfora e Ernesto Galli della Loggia, il filosofo Massimo Cacciari, il sociologo Ilvo Diamanti, la scrittrice Paola Mastrocola, i costituzionalisti Carlo Fusaro e Paolo Caretti. «Abbiamo bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né il generoso impegno di tanti validissimi insegnanti né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti. Dobbiamo dunque porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base». Vengono suggerite delle linee di intervento. Intanto ci vuole una «revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base». Poi, si auspicano «verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo», tra l’altro su dettato, analisi grammaticale, scrittura corsiva a mano. Infine, i professori delle medie e delle superiori dovrebbero partecipare alle verifiche finali di elementari e medie. Chi ha firmato, talvolta ha risposto alla mail con un commento. I toni sono duri come questo: «Circa i tre quarti degli studenti delle triennali sono di fatto semianalfabeti. È una tragedia nazionale non percepita». Oppure amari: «Aderisco provando una certa vergogna per la stessa necessità di questo appello ».
Repubblica – 5 febbraio 2017