Show down all’Agenzia italiana del farmaco. Venti giorni dopo la sospensione dall’incarico, si è dimesso ieri il presidente del Cda dell’Aifa, professor Sergio Pecorelli, accusato per un presunto conflitto di interessi di «livello 3», il più elevato, da un comitato interno dell’Authority per la partecipazione a due Fondazioni e a una società di venture capital.
«Faccio un passo indietro per rispetto delle istituzioni. Non devo dimostrare alcuna estraneità, i fatti che mi si contestano sono inesistenti. Ho presentato le dimissioni in quanto ritengo non sussistano le condizioni minime di serenità per continuare a lavorare in un’istituzione pubblica qual è oggi l’Aifa», ha dichiarato il professore e ginecologo di Brescia, 71 anni, che è anche rettore della locale Università. Incarico per il quale è stato di recente indagato dalla Procura per un concorso ritenuto ad hoc per una ex dipendente Aifa, già nella segreteria dell’ex ministra Gelmini.
Le sue dimissioni sono state «accolte» subito, ieri, dalla ministra Beatrice Lorenzin: «Ringrazio il professor Pecorelli per l’impegno e il lavoro di questi anni e per il gesto di sensibilità istituzionale. Sono sicura che avrà modo di dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati». Intanto la ministra deve provvedere alla nuova nomina del presidente di un organismo sotto cui passa una spesa pubblica, non solo di farmaci, di oltre 30 miliardi. Il candidato sarebbe l’assessore della Lombardia (Università e ricerca) Mario Melazzini, 57 anni di Pavia, presidente dell’associazione Nemo per i malati di Sla.
Una Authority, l’Aifa, che intanto ha in atto una mega procedura di 400 assunzioni. Con capitoli aperti delicatissimi, a partire da quello dei farmaci innovativi, e poi della spesa farmaceutica ospedaliera che sfonda di oltre 1,5 miliardi l’anno e dei ripiani a carico delle imprese , su cui nella manovra non è finito nulla. Proprio ieri, in coincidenza forse non casuale con l’annuncio delle dimissioni di Pecorelli, l’Aifa in un comunicato ha tessuto le lodi di se stessa e dei suoi controlli anti-corruzione e anti-conflitto d’interesse. Controlli che, sottolinea,in un anno sarebbero raddoppiati con l’individuazione di 15 casi di “livello 3 “di rischio nel 2014 e 8 quest’anno.
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 17 dicembre 2015