Il primo è di natura politica, con la previsione dell’abolizione della figura del Direttore generale si snatura il disegno originario dell’Agenzia facendo venire meno quel sistema di pesi e contrappesi che nel corso degli anni ha garantito un certo equilibrio. Il secondo riguarda l’esiguo numero di componenti della nuova commissione unica (Cse). Il terzo è il rischio di un blocco transitorio dell’intera attività di Aifa in assenza del direttore generale, nelle more dell’attribuzione di nuove funzioni per il presidente e in attesa dell’istituzione della nuova commissione
Il tentativo di riformare l’Aifa attraverso due emendamenti identici presentati da FdI e FI al decreto potenziamento Nato e Ssn Calabria in commissione Sanità al Senato lascia almeno tre importanti punti interrogativi aperti su diverse questioni.
Il primo è di natura politica. Con la previsione dell’abolizione della figura del Direttore generale si snatura il disegno originario dell’Agenzia facendo venire meno quel sistema di pesi e contrappesi che nel corso degli anni ha garantito un certo equilibrio. Ad oggi, di fatto, il direttore generale veniva scelto dal ministro della Salute mentre il presidente dalle Regioni. Gli emendamenti approvati non si limitano all’abolizione della figura del direttore generale ma aprono anche ad una revisione delle modalità di nomina del presidente che assumerà tutti i poteri. Il tutto senza aver ripensato un nuovo sistema di equilibri che garantisca l’indipendenza della valutazione tecnico-scientifica. Il rischio è che si venga a creare un forte sbilanciamento verso l’indirizzo politico dettato dal ministero della Salute.
Il secondo riguarda la soppressione della Commissione consultiva tecnico-scientifica (Cts) e del Comitato prezzi e rimborso (Cpr). Le relative funzioni verranno attribuite ad una nuova commissione unica denominata Commissione Scientifica ed Economica del Farmaco (Cse) composta in tutto da dieci membri, mentre attualmente ognuna delle due Commissioni ne ha dieci ciascuna. In questo caso il rischio è che per fare una riforma in fretta, ad invarianza di bilancio, si venga a creare un sovraccarico di lavori all’interno della nuova commissione, con relativi ritardi nelle approvazioni, visto l’esiguo numero dei componenti.
Il terzo ed ultimo ha a che vedere con il rischio di un blocco temporaneo dell’attività di Aifa. Una volta convertito in legge il decreto, verrebbe subito meno la figura del direttore generale. La nuova commissione unica entrerebbe però in vigore solo a seguito della scadenza della proroga della Cts e Cpr, quindi non prima del 1° marzo 2023. Inoltre, le funzioni attualmente in carico del direttore generale non potrebbero essere trasferite in via automatica al presidente ma è necessaria l’approvazione di un decreto del Ministero della Salute, di concerto con Funzione Pubblica e Mef, d’intesa con la Conferenza Stato Regioni. Il tutto entro il termine dei 60 giorni.
Senza una norma transitoria che apra ad un possibile commissariamento di Aifa da parte del presidente il rischio è che l’intera attività dell’agenzia possa andare in blocco per settimane se non per mesi. Senza più direttore generale, senza un adeguamento delle funzioni del presidente e senza la nuova commissione unica si ritarderebbe l’approvazione di tutti quei nuovi farmaci in attesa di valutazione, a scapito della salute dei cittadini.
Giovanni Rodriquez