di Alda Vanzan. Una volta erano contributi a pioggia, poca roba ma a tutti. Adesso si cambia: interventi mirati e, soprattutto, a favore di chi davvero fa impresa. «I soldi degli agricoltori li dò agli agricoltori», ripete Franco Manzato, l’assessore della Regione Veneto, leghista, che da quasi tre anni sta preparando il nuovo Psr, il Programma di sviluppo rurale che avrà validità da qui al 2020.
Un lavoro che, tra associazioni, categorie, enti, consorzi, ha visto il coinvolgimento di circa 1500 soggetti, grazie a una consultazione anche on line unica in Italia. Ma la vera “rivoluzione” è nel risultato: il Prs del Veneto – che Manzato porterà in giunta entro il mese – si differenzia dai Piani delle altre regioni principalmente perché elimina i contributi a pioggia. Intanto diciamo cos’è il Psr. È un programma che dura sette anni e che mette assieme fondi dell’Unione europea (43%), fondi dello Stato (40%) e fondi della Regione (17%).
In tutto il Veneto avrà 1 miliardo 184 milioni di euro, ossia 140 milioni in più rispetto al precedente Prs. Certo, qualche altra regione è stata finanziata maggiormente e qui Manzato ricorda il braccio di ferro con l’allora ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo: se il Veneto metterà di suo 202 milioni, la Sicilia ne metterà 240 ma porterà a casa più di 2 miliardi, quasi il doppio. «E pensare – scuote la testa Manzato – che neanche riescono a spenderli, in Sicilia, tutti i fondi. Almeno siamo riusciti a ottenere che le risorse non spese, anziché essere restituite a Bruxelles, rimangano nel plafond nazionale. Sempre, ovviamente, che ci tolgano il vincolo del patto di stabilità, altrimenti non se ne viene fuori».
Dunque, il nuovo Prs ha più fondi. Ma anche meno “misure”, c’è stata cioè una semplificazione delle procedure e una concentrazione delle risorse: «Da 132 tipologie di intervento – spiega Manzato – siamo scesi a 44». È la filosofia dell’intervento mirato. Ma chi ne beneficia? Potrebbe sembrare una ovvietà, visto che stiamo parlando di agricoltura, ma finora gli agricoltori non erano gli unici beneficiari dei fondi stanziati. E qui si trova la seconda novità: l’eliminazione del pubblico e del parapubblico, cioè Comuni, associazioni, la stessa Regione. Con il risultato che il mondo dell’impresa avrà un sostegno quasi doppio – da 470 a 800 milioni – rispetto alla precedente programmazione. Quali imprese? Quelle dei giovani e quelle in montagna, in particolare. Infine, vengono diversificati anche gli strumenti finanziari.
Certo, non sono mancate le polemiche. I “Gal”, Gruppi di azione locale, oltre a calare da 14 a 8, si sono visti diminuire le risorse al minimo consentito dalla normativa Ue, cioè il 5% del totale (contro il precedente 11%), vale a dire che avranno circa 60 milioni i 100 del vecchio Psr, ma neanche per tutti: solo per montagna e basso Veneto, qualcosa per l’area costiera. E gli esclusi? Manzato non molla: «Ci sono anche altri fondi europei. Io i soldi degli agricoltori li dò agli agricoltori, non posso più accettare che vengano usati per realizzare gabinetti o piste ciclabili».
Passerà questo piano “rivoluzionario”? Manzato dice che il “mondo agricolo” è d’accordo e compatto e che anche la politica ha concordato. «Un parlamentare ha protestato, forse dovrebbe parlare con gli agricoltori», dice Manzato riferendosi all’interrogazione presentata da Andrea Martella (Pd). Il Programma ora andrà in giunta, quindi passerà in consiglio regionale per essere inviato entro il 22 luglio a Bruxelles. Tempi stretti, ma in ballo c’è più di un miliardo.
Il Gazzettino – 6 maggio 2014