Un conto insomma è la visione, un conto la messa a terra. Nessuno nega l’importanza della sostenibilità, gli agricoltori europei dichiarano di volersi impegnare a essere sempre più sostenibili. Purché il prezzo della sostenibilità ambientale non li metta fuori dal mercato. Da queste considerazioni ne è nata una lettera-manifesto, che è stata indirizzata a tutte le principali istituzioni europee – come la Commissione, il parlamento, il Dg Agri – ed è stata firmata dalle associazioni agricole cooperative di sei Paesi: Italia, Spagna, Francia, Germania, Polonia e Belgio. I primi tre Paesi da soli, rappresentano il 77% di tutta la produzione ortofrutticola europea.
Questa lettera costituisce la prima critica circostanziata alla strategia del Farm to fork da parte delle categorie produttive direttamente interessate e contiene tutta una serie di indicazioni molto concrete di cui bisognerà tenere conto quando sarà il momento di tradurre questi principi in un regolamento europeo vero e proprio. Molti gli spunti contenuti nel documento. I pesticidi, per esempio: per poterne utilizzare il 50% in meno, occorre avere a disposizione delle alternative green, peccato che la ricerca su questo è ancora indietro: «Si ha come l’impressione che si stia diffondendo come opinione diffusa l’idea che gli agricoltori trovino soddisfazione a comprare agrofarmaci e pesticidi, inquinando l’ambiente», sostiene Davide Vernocchi, coordinatore ortofrutta di Alleanza delle Cooperative, che oltre ad essere firmataria è anche l’associazione portavoce del manifesto. «In realtà – prosegue – come produttori siamo i primi a non voler usare pesticidi, e non solo perché hanno un costo ma anche perché vanno ad inquinare quello che è il nostro stesso luogo di lavoro. Tutti i nostri sforzi come mondo della produzione sono tesi a salvaguardare le colture e a difendere e tutelare nel contempo migliaia di posti di lavoro».
Anche l’asticella del 25% di produzione biologica potrebbe non essere un obiettivo conveniente, e paradossalmente proprio per gli stessi produttori bio. Ricordano infatti i firmatari del manifesto che se la domanda di frutta e verdura biologica non seguirà di pari passo la crescita dell’offerta, l’unico risultato sarà un abbassamento dei prezzi e degli incassi proprio di chi ha scommesso sulla coltivazione di questi prodotti premium. Il rischio più grande, però, è quello di una crescita fuori controllo delle importazioni di frutta e verdura dai Paesi extra-Ue, i cui prezzi potranno essere più competitivi perché i loro produttori non dovranno sostenere i costi degli investimenti necessari a centrare i target di sostenibilità europei.
Chi pagherà insomma il prezzo delle strategie green della Ue? Ora la palla passa al Parlamento di Strasburgo e a Bruxelles, dove verranno scritti i regolamenti attuativi. Ed è proprio su questi che le associazioni degli agricoltori puntano a far sentire la loro voce.