All’indomani della tragica aggressione a Pordenone, che ha portato alla morte di una bimba di tre anni, Enrico Loretti, coordinatore del gruppo Randagismo e gestione animali problematici della Simevep sottolinea la necessità di una legge organica, simile a quelle adottate in tanti altri Paesi europei, che preveda tutto il percorso da adottare e soprattutto stabilisca quali misure adottare se il proprietario non collabora. Al problema delle aggressioni, ribadisce l’esperto, “non può essere data una risposta non strutturata, sotto forma di ordinanze urgenti che vengono prorogate ormai dal 2003 e l’ultima delle quali scadrà a metà agosto”. Pochi Comuni peraltro hanno attivato i previsti corsi di formazione destinati ai proprietari. “I frequentatori dei corsi – evidenzia ancora Loretti – sono spesso persone appassionate, invece il problema è convincere chi possiede animali davvero potenzialmente pericolosi e non si interessa ai rischi”.
Utilizzare sempre il guinzaglio, non più lungo di un 1,5 metri. Portare con sé una museruola. Affidare il cane a persone in grado di gestirlo correttamente. E soprattutto acquisire un animale assumendo informazioni sulle sue caratteristiche fisiche ed etologiche, nonché sulle norme in vigore. Sono alcune delle ‘regole’ dettate dall’Ordinanza del ministero della Salute sulla Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani, prorogata ad agosto 2014 per un anno e dunque ancora in vigore. Ma secondo le associazioni di veterinari, dopo anni di ordinanze urgenti servirebbe una legge, che ricalchi quanto dettato dal provvedimento ministeriale.
E’ dal 2009 che l’Italia ha abolito la ‘lista nera’ delle razze canine aggressive, che includeva ad esempio Pitbull o Rottweiler, sostituita da regole che responsabilizzano i proprietari di animali. Nell’elenco, ad esempio, “non sarebbe rientrata la razza Pastore Belga”, a cui appartiene il cane che ha aggredito ieri, uccidendola, una bimba a Pordenone, ricorda all’Adnkronos Salute Enrico Loretti, coordinatore del gruppo Randagismo e gestione animali problematici della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva (Simevep).
Un concetto, quello dei ‘cani pericolosi’ che è quindi stato sganciato dall’idea di ‘razza aggressiva’. L’ordinanza prevede che sia il proprietario a doversi “assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle esigenze di convivenza con persone e animali” e perciò “sono istituiti percorsi formativi con rilascio” di un ‘patentino’. Ma su questo aspetto le Asl italiane si sono attivate a macchia di leopardo, “con esperienze in Toscana, Emilia Romagna, ma non omogenee in tutto il Paese “, ricorda Loretti, secondo cui “serve oggi una legge, che eviti ‘buchi’ temporali anche di mesi fra le proroghe delle ordinanze, che ormai si susseguono da 12 anni”.
Secondo il veterinario, comunque, questo genere di aggressione canina è da classificare come “incidente domestico, che poco ha a che fare con il fatto che il proprietario abbia o meno un patentino: d’altro canto anche noi guidiamo, abbiamo la patente, ma facciamo incidenti stradali”.
“Chi frequenta i corsi – evidenzia ancora Loretti – sono spesso persone appassionate, invece il problema è convincere chi possiede animali davvero potenzialmente pericolosi e non si interessa ai rischi”. Al problema delle aggressioni, ribadisce l’esperto, “non può essere data una risposta non strutturata, sotto forma di ordinanze urgenti che vengono prorogate ormai dal 2003 e l’ultima delle quali scadrà a metà agosto. Bisognerebbe arrivare a una legge, come hanno fatto gli altri Paesi europei, che preveda tutto il percorso da fare e soprattutto dica quali misure adottare se il proprietario non collabora”.
Adnkronos Salute – 26 maggio 2015