Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a seguito della riunione tecnica tenutasi questo pomeriggio presso gli Uffici del Dicastero dopo i drammatici fatti di violenza ai danni di un medico in servizio di guardia medica a Trecastagni, in Provincia di Catania, ha disposto l’attivazione di verifiche ispettive a campione presso i presidi di tutto il territorio nazionale per verificare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari durante il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica).
Una volta esaminato quanto emergerà dalle verifiche, il Ministero della Salute potrà avviare gli interventi ritenuti necessari per garantire la sicurezza dei professionisti sanitari all’interno dei presidi.
L’ULTIMO CASO
Capita negli spazi pubblici di un ambulatorio di provincia, e non nell’ospedale di un’area di guerra, di essere aggredita e stuprata per una notte. Capita, insomma, di finire violentate dal tuo stesso paziente e di restare in balia della sua violenza per quattro ore prima di essere salvate dai carabinieri in perlustrazione. Così è successo a Vittoria (nome di fantasia), cinquantunenne medico a Trecastagni, nel Catanese, di essere sequestrata da un ventiseienne alcolista in cura presso l’azienda sanitaria locale in cui lavorava. Arrestato in flagranza, il ragazzo, con precedenti per piccoli reati, è in attesa della convalida dell’arresto. Un passo indietro. Sono le 22,30 di lunedì e le telecamere dell’edificio pubblico alle spalle della piazza principale registrano l’ingresso di un visitatore. È diretto al servizio di guardia medica. Che problema c’è? Entri pure. La dottoressa è lì per assistere chi ha necessità.
La routine è la stessa di ogni sera: uffici vuoti e voci che rimbombano. Un presidio sanitario ai minimi insomma. Ma a Trecastagni si conoscono tutti e nessuno pensa che l’altro, quello che incontri la mattina in piazza, possa uscire fuori di testa e trasformarsi in stupratore. Perciò Vittoria, con il camice indossato sui pantaloni e una camicia, apre la porta e fa entrare Alfio Cardillo, questo è il suo nome. Poi lo rimprovera dolcemente — è in cura, deve seguire la terapia con puntualità — prima di capire cosa lo abbia portato lì.
È questione di pochi minuti, Cardillo reagisce, cerca il telefono, lo stacca dalla parete per isolare l’edificio. Spegne la luce e riesce ad afferrare Vittoria che ancora, nonostante tutto, cerca di calmarlo, convincerlo a parole che non è successo niente, che basta fermarsi prima che sia troppo tardi. Inutile.
I carabinieri la troveranno spogliata e stravolta alle due e mezza del mattino. Ore e ore dopo la donna era riuscita a gridare e qualcuno nel vicinato aveva sentito le grida e dato l’allarme. C’è una telefonata che raggiunge la centrale operativa dopo le due. Per fortuna una pattuglia non era lontano ed è intervenuta subito.
Quando i carabinieri del nucleo operativo, guidato dal colonnello Michele Piras, riescono a entrare la stanza è completamente buia e lui, particolare grottesco, ha, infilati ai piedi, i pantaloni di lei, presi per errore, per rivestirsi in gran fretta dopo aver sentito il suono delle sirene.
È accusato di stupro e sequestro di persona: Vittoria ha ecchimosi e contusioni, lui l’ha colpita più volte, ed è in stato di choc. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Catania Marilisa Scavo, Cardillo s’è difeso: «Ho fatto una cavolata».
«Il fenomeno degli stupri, della violenza sulle donne è diventato veramente inaccettabile» ha detto la ministra della Salute Beatrice Lorenzin parlando a margine di una conferenza sull’alimentazione. (Il Corriere della Sera)
20 settembre 2017