Già da qualche anno la Agenzia per l’Ambiente US-EPA e i Dipartimenti per la Salute e i Servizi alla persona degli Stati uniti, l’Istituto per la Salute e Ambiente olandese RIVM, e l’Agenzia per le Sostanze Chimiche della Unione Europea ECHA, si sono occupate del profilo tossicologico del perfluoro-etere acido 2,3,3,3-tetrafluoro-2-(eptafluoropropoxy) propanoico (FDR-903) e del suo sale di ammonio (FDR-902) che con il nome commerciale di Gen X hanno progressivamente sostituito il PFOA nella produzione dei fluoro-polimeri, quali il teflon, e in tutti quei settori manifatturieri dove il PFOA fino a qualche tempo fa ha trovato un impiego di elezione (materiali a contatto con gli alimenti, schiume antincendio, tessile), prima delle intraprese politiche di riduzione nell’utilizzo, sostituzione, che nel mondo occidentale hanno portato le industrie chimiche alla volontaria interruzione di tale produzione.
Già nel 2016 US-EPA aveva indicato nella lista dei composti da ricercare nelle acque i nuovi PFAS quale il Gen X e l’Adona, per i quali risultano da tempo disponibili i relativi standard analitici di riferimento (vedi anche “Il punto di vista veterinario. La contaminazione da Pfas negli alimenti“)
La riportata presenza di tale composto nelle acque, nell’aria, nei vegetali e negli alimenti raccolti in prossimità degli stabilimenti di produzione, e la tutela della salute delle persone professionalmente esposte e della popolazione generale stanno spingendo le suddette agenzie a individuare i livelli guida tossicologici per l’uomo ai fini delle appropriate valutazioni sanitarie e in prospettiva, di limiti regolamentari, quantomeno nelle acque potabili.
Considerando che le evidenze scientifiche riguardo alla tossicità del composto sono limitate, e suscettibili di miglioramento, si ritiene opportuno segnalare che il Dipartimento per la Salute e servizi alla Persona della Carolina del Nord in via provvisoria ha indicato una Dose tossica di Riferimento (RfD) di 100 ng/kg/giorno, che per un bambino di 7,8 kg che beve 1,1 L di acqua al giorno, considerando un contributo dell’acqua potabile all’esposizione totale del 20%, si traduce in una concentrazione obbiettivo a tutela della salute dei gruppi vulnerabili (maggiormente soggetti all’azione tossica a parità di esposizione) di 140 ng/L di Gen X.
Più recentemente, il RIVM si è occupato di valutare il rischio di persone che consumano alimenti autoprodotti, in vicinanza dell’impianto Dupont di Dodrecht, riconvertito alla produzione di Gen X.
In tale contesto, è stata preliminarmente proposta una Dose Tollerabile Giornaliera di Gen X di 21 ng/kg/giorno, basata su effetti immunotossici in ratti trattati per via orale. In tale contesto impattato si stima che l’acqua rappresenti circa il 50% dell’esposizione totale. Considerando le modellizzazioni WHO che considerano un consumo di acqua di 2 L al giorno per un bambino di 10 kg, e allocando un contributo dell’acqua all’esposizione tra il 20 e il 50%, in questo caso la concentrazione obiettivo salute nelle acque potabili sarebbe compresa tra i 21 e 55 ng/L di Gen X.
Da parte sua ECHA alla pagina https://echa.europa.eu/registration-dossier/-/registered-dossier/2679/7/1 indica in 10 microg/kg/giorno un livello derivato di assenza di azione tossica (DNEL) per la popolazione generale, per esposizioni alimentari.
Nella sua opinione sugli altri PFAS rispetto a PFOS e PFOA, attesa per fine 2018, EFSA sarà chiamata a dirimere tale discrepanza di valutazioni tossicologiche in materia di esposizione alimentare, discrepanza che attualmente è oggetto di forte dibattito negli Stati Uniti per le valutazioni tossicologiche differenti fatte su PFOS e PFOA dai dipartimenti della Salute, e dall’Agenzia per l’Ambiente.
Decreto del direttore del Dipartimento Ambiente 59 del 2014
a cura redazione Sivemp Veneto
8 luglio 2018