Secondo gli ultimi aggiornamenti da fonti ufficiali (OIE, FAO, Commissione Europea) l’epidemia di Peste Suina Africana (ASF) iniziata il 3 Agosto 2018 nella Repubblica Popolare Cinese conta attualmente 100 focolai in 23 province con più di 706.000 suini abbattuti al fine di limitare la diffusione dell’infezione.
La malattia, che non rappresenta un rischio per la salute umana, risulta invece essere un grave problema economico per gli allevatori, a causa del suo alto tasso di letalità negli animali colpiti, che può raggiungere picchi del 100%. Studi epidemiologici riguardanti 68 focolai (1) hanno evidenziato le tre principali cause di diffusione del virus: il 46% erano dovuti alle condizioni igieniche insufficienti di veicoli e lavoratori, il 34% all’alimentazione dei suini con scarti alimentari e il 19% al trasporto di suini vivi e dei loro prodotti tra regioni diverse.
Strettamente supportato dalla FAO (2), dopo ripetute consultazioni tecniche avvenute negli scorsi mesi, il Dipartimento dell’Agricoltura e degli Affari Rurali cinese il 27 dicembre ha emanato una nota avente come oggetto il trasporto dei suini vivi tra aziende e impianti di macellazione. Nello specifico, nelle contee con focolai di malattia il trasporto è stato limitato all’interno della provincia mentre nelle contee senza focolai il trasporto di suini e suinetti è stato permesso solo verso altre province indenni.
Nella nota sono inoltre indicate le caratteristiche che aziende e impianti di macellazione devono avere per poter movimentare e macellare suini vivi. Gli allevamenti oltre a dover risultare negativi ai test per Peste Suina Africana devono avere le seguenti caratteristiche: essere registrate come società indipendenti, essere in possesso del “certificato sulle condizioni di prevenzione di malattia animale“, possedere un solido sistema di gestione delle malattie nonché un supporto veterinario h24, non aver avuto focolai di malattie animali nei tre anni precedenti o evidenza sierologica di malattie gravi. Gli impianti di macellazione, invece, oltre a possedere una licenza per la macellazione di suini vivi, devono aver avuto performance uguali o superiori ai 150,000 suini macellati nel 2017, non aver avuto non conformità sanitarie nei prodotti e non essere risultati positivi per farmaci o additivi proibiti nei tre anni precedenti. Inoltre, sono stati definiti i metodi di campionamento e i test, nonché i requisiti per i mezzi di trasporto.
I punti chiave per il controllo dell’infezione, come da raccomandazioni FAO (3), sono: la sorveglianza e il monitoraggio sulle movimentazioni dei suini vivi cosi come dei loro prodotti, l’applicazione di misure di bio-sicurezza in tutti i reparti della catena suinicola, i mezzi di trasporto compresi, la proibizione di alimentare i suini con scarti alimentari e quindi l’applicazione di efficaci misure di smaltimento di questi.
Gli scarti alimentari contenenti prodotti di origine suina poco cotti rappresentano probabilmente la più importante fonte di infezione per gli animali e di diffusione della malattia. Tutte queste misure dovranno essere periodicamente revisionate e riadattate in base all’evoluzione della malattia nel tempo.
In Giappone la situazione è ancora sotto controllo, con nessun caso registrato, ma ad Hong Kong le importazioni di carne suina sono notevolmente diminuite e di conseguenza si stima un aumento dei prezzi di tali prodotti nei prossimi mesi.
Anche l’Europa, dove la malattia è presente in Romania e nella Federazione Russa, con casi registrati anche nei cinghiali selvatici in Belgio (238), mantiene alta l’attenzione alla situazione cinese. Il 19 dicembre 2018 si è tenuta a Bruxelles una Conferenza Ministeriale organizzata dalla Commissione Europea nella quale l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha presentato diverse strategie di controllo sul cinghiale oltre alle ultime nozioni in campo scientifico riguardanti la malattia.
IZS