In gergo vengono chiamate con il loro acronimo, Ema ed Eba. Sono le due Authority Ue, l’Agenzia del farmaco e quella bancaria europea, oggi con sede a Londra, ma che con l’addio della Gran Bretagna all’Unione dovranno trasferirsi altrove. Il difficile negoziato sulla Brexit riguarderà anche il loro destino.
La gara ufficiale per aggiudicarsele non è ancora cominciata, ma alcune pretendenti sono già usciti allo scoperto e anche l’Italia è pronta a giocare la sua partita. In prima linea è Milano, che punta in particolare all’Ema, ma dovrà vedersela con altre candidate di “peso”, come Bruxelles, Amsterdam, Copenhagen, Stoccolma e Vienna, più altre città di minori dimensioni che hanno già manifestato il loro interesse. Le pretendenti sono già una ventina, ma è molto probabile che la rosa dei nomi venga ristretta al momento della candidatura ufficiale. Del resto il boccone è ghiotto: l’Ema rilascia le autorizzazioni per immettere sul mercato medicinali con una certificazione valida su tutto il territorio dell’Unione, in alternativa ai 28 permessi nazionali. È inoltre la seconda Agenzia europea in termini di budget annuo (322 milioni per il 2017) e staff impiegato (890 persone).
Le «carte» di Milano
Per sostenere Milano l’Italia intende far valere un doppio vantaggio, di competenze e logistico: una forte presenza dell’industria farmaceutica, settore in cui l’Italia è il secondo mercato europeo, poli di ricerca d’eccellenza e tre aeroporti pronti a gestire il massiccio flusso di “ospiti” provenienti dai vari Paesi. Per l’Autorità bancaria e il suo staff di 189 persone, le indiscrezioni danno invece in corsa Parigi, che ospita già l’Esma, la Consob europea, e Francoforte, già sede della Bce, ma sembra agguerrito anche il Lussemburgo. La decisione sarà, però, politica e verrà presa dai leader Ue all’unanimità. A dare il via alla gara, che dovrebbe disputarsi entro la fine dell’anno, sarà il team di negoziatori Ue guidato dal francese Michel Barnier, che pubblicherà la griglia con i criteri per l’assegnazione.
L’identikit
La corsa all’Ema e all’Eba accende i riflettori sulle Agenzie europee. In tutto oggi sono 45, dislocate sul territorio dell’Unione con funzioni di supervisione, consulenza, analisi del rischio in tutti gli ambiti di competenza comunitaria e per l’attuazione dei grandi programmi e strategie lanciati da Bruxelles, da Horizon 2020 alla nuova legislazione sulle tlc o sulle ferrovie a Europa 2020. Tra queste, 37 sono organismi indipendenti, finanziati in tutto o in parte dal bilancio Ue, mentre otto sono partenariati pubblico- privati, e beneficiano anche del contributo delle imprese associate. Complessivamente, secondo la fotografia scattata dalla loro Rete di coordinamento, le Agenzie contano su uno staff di circa 10mila persone e costano al bilancio europeo 1,2 miliardi di euro all’anno, pari allo 0,8% della dotazione complessiva. Per cittadino questo significa un costo di 2,35 euro, come si fa notare nel report.
Sul territorio
A ospitarle sono 24 Paesi (solo Croazia, Romania, Bulgaria e Cipro non hanno una sede di un’Agenzia europea) con una rappresentanza che varia da caso a caso. Le più numerose sono a Bruxelles, quartier generale principale delle istituzioni europee, che ne conta nove (di cui sette sono partenariati pubblico-privati). Tra queste l’Agenzia europea per la difesa (Eda) e l’ultimo arrivato, il Comitato unico di risoluzione delle crisi bancarie. Creato nel 2015, è ufficialmente operativo dal 1° gennaio 2016 per garantire la risoluzione ordinata delle crisi creditizie, secondo pilastro dell’Unione bancaria.
La Spagna è riuscita ad aggiudicarsene cinque. Tra queste spicca l’Euipo, l’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale ospitato ad Alicante, che conta uno staff di 913 persone e un budget annuo di 384,2 milioni. Se si escludono i partenariati, è l’Agenzia che impiega maggiori risorse e budget. Ma ci sono anche l’Agenzia per il controllo della pesca, che coordina le attività di controllo nella Ue, quella per la sicurezza sul lavoro, il Centro satellitare europeo e il partenariato Fusione per l’energia per lo sviluppo dell’energia atomica. In Francia sono presenti quattro “antenne” della Ue: dall’Esma, una sorta di Consob europea che sorveglia il mercato finanziario Ue, all’Ufficio per le varietà vegetali, che rilascia brevetti Ue per le piante. Ma anche l’Istituto per gli studi sulla sicurezza e l’Era, l’Agenzia europea per la rete ferroviaria, che dal 2019 rilascerà certificati di sicurezza per l’intera Unione.
Le Agenzie italiane
L’Italia, insieme alla Gran Bretagna e alla Germania, ne ha due: l’Efsa a Parma e l’Etf a Torino. La prima è l’Agenzia per la sicurezza alimentare, nata nel 2002 su proposta della Commissione Ue dopo gli scandali della “mucca pazza” e dei polli alla diossina. L’Italia è riuscita ad aggiudicarsela superando Helsinki sul filo di lana. Oggi può contare su uno staff di oltre 400 persone, con un budget di circa 77 milioni e offre assistenza scientifica sui rischi legati alla catena alimentare. La Fondazione europea per la formazione è invece attiva nel campo della formazione continua.
La Germania ospita invece l’Easa, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea, organo di controllo del sistema aeronautico della Ue con poteri di ispezione, e l’Authority europea per le assicurazioni (Eiopa). Tra i grandi Paesi l’Olanda si mette in luce per Eurojust, l’unità di cooperazione giudiziaria sulla criminalità organizzata, ed Europol, l’Ufficio di polizia europeo che tratta circa 40mila casi all’anno. In prima linea nella gestione dei flussi migratori è, infine, Frontex,l’Agenzia della Guardia di frontiera e costiera, con il quartier generale a Varsavia, in Polonia. La sua nuova versione potenziata è diventata operativa lo scorso gennaio.
Il Sole 24 Ore – 3 aprile 2017