Per i bookmaker inglesi Milano è la grande favorita, ma la partita è tutt’altro che chiusa. Anzi, lunedì quando i ministri europei inizieranno a votare tutto sarà possibile. In palio c’è l’Ema, l’Agenzia Ue per il farmaco che dopo Brexit lascerà Londra. Vale almeno 3 miliardi all’anno di indotto e sono 19 le città che lottano per ospitare i 900 esperti europei e le loro famiglie. La candidatura milanese tecnicamente è forse la migliore – ci ha lavorato tutto il sistema Italia – comunque non inferiore ad Amsterdam e Copenaghen. E poi c’è Bratislava, dalle infrastrutture inadeguate ma forte per un patto stretto tra Europa dell’Est e Berlino che sostiene l’aspirante slovacca in cambio dei voti di Visegrad per l’Eba, l’altra agenzia (mercati finanziari) destinata a salutare il Regno Unito e che Merkel la vuole impiantare a Francoforte. Anche se ieri il ministro Sigmar Gabriel ha detto: «La mia posizione personale è che Milano sia un’eccellente sede per l’Ema. E credo che abbia buone chance al secondo turno. Al primo turno voteremo Bonn. Poi ne parleremo». Lunedì si inizierà a votare alle cinque. A Bruxelles in sala per l’Italia ci sarà il sottosegretario Sandro Gozi supportato da una task force alla Farnesina e nei momenti più drammatici probabilmente in contatto diretto con Gentiloni. È il sistema di scelta che rende tutto più caotico. Ci saranno tre votazioni segrete. Alla prima ogni paese (al tavolo saranno in 27, fuori gli inglesi) avrà a disposizione tre scelte rispettivamente da tre, due e un punto. Se un candidato incasserà 14 preferenze da tre voti avrà vinto. Improbabile. Quindi le prime tre classificate passeranno al secondo turno, con ogni governo che avrà a disposizione un solo voto. Chi ne prenderà 14 avrà vinto. In caso di stallo si passerà al ballottaggio tra le prime due. Col pareggio, arriverà il lancio della monetina.
Sarà una partita dura, nessuno ha la garanzia di passare al secondo turno, figuriamoci di vincere: si negozia con promesse a tutti i livelli su qualsiasi dossier europeo, internazionale o industriale. Secondo gli sherpa per accedere alla seconda fase serviranno circa 25 punti. Al momento la mappa del voto dice che Milano dovrebbe incassare tre punti da Cipro, Croazia e Slovenia. Due potrebbero arrivare da Grecia, Malta, Romania e Bulgaria. Forse anche da Ungheria e Svezia. Un voto dovrebbe arrivare da Francia, Portogallo, Spagna, Finlandia, Lituania, Estonia e Lettonia. Se passerà al secondo turno, Milano spera di formare un fronte mediterraneo e tenere quelli del primo round. Bratislava conta sul blocco dell’Est e sulla Germania, che potrebbe imbarcare diversi governi. Ma se Bratislava uscisse Berlino potrebbe appoggiare l’Italia. Forti Stoccolma e Copenaghen, che però rischiano il derby fratricida. Da non sottovalutare Vienna. Poi si passerà all’Eba, con Francoforte in pole. Ma i tedeschi, distratti dalle elezioni, hanno cincischiato e ora lavorano per recuperare (le concorrenti sono 6). A Bruxelles si mormora che incassati i favori per l’Ema, alcuni paesi potrebbero tradire Berlino per il gusto di colpire Merkel con Dublino, Lussemburgo e Praga che sperano. Milano sostiene quest’ultima nel tentativo di far saltare il patto Visegrad-Germania su Bratislava. Saranno ore interminabili.
Repubblica – 16 novembre 2017