L’idillio tra governo, vertici di Expo 2015 e i “nuovi arrivati” è durato meno di una settimana. È già polemica tra Raffaele Cantone, alla guida dell’Authority anticorruzione, e l’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Questo sullo sfondo di uno scontro allargato con il presidente del Senato Piero Grasso, di cui lo stesso Cantone critica apertamente il ddl anticorruzione.
Domenica scorsa Cantone aveva ricevuto dal premier Renzi l’incarico ufficiale di occuparsi dell’Expo di Milano, a seguito dell’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti il responsabile degli appalti e degli acquisti della società di gestione, Angelo Paris, accusato di corruzione, associazione a delinquere e turbativa d’asta. E martedì lo stesso Renzi, arrivato a Milano per sostenere l’evento universale, ha di nuovo ribadito con fermezza la sua posizione: «Fermiamo i ladri, non le opere. Cantone garantirà la trasparenza e le procedure».
Ieri però Cantone, dall’Università di Napoli “Federico II” dove è intervenuto, ha spiegato che «allo stato non c’è possibilità che l’Autorità possa occuparsi delle vicende dell’Expo». E non solo. Cantone ha aggiunto anche di non avere «intenzione né voglia di fare gite milanesi, perché non ha alcun senso la presenza dell’Autorità se non ci sono strumenti di controllo ad hoc, se non si impone alle società private di seguire le norme di trasparenza». Poche parole ma chiare. Che, tra le righe, sembrano aver voluto dire che il discorso del premier Renzi a Milano è privo di contenuti concreti. E’ a questo punto che Catone ne ha avuto anche per Grasso: «Non si possono fare leggi sull’onda dell’emergenza; la legge non avrà alcuna efficacia sul piano concreto se non troviamo i meccanismi per individuare la corruzione, altrimenti avremmo l’ennesima legge-spot. Così com’è scritta in Senato la bozza di legge è inapplicabile perché prevede che ci sia un “nocumento all’economia”, concetto assolutamente vago».
Il presidente del Senato ha subito replicato: «Ho presentato il mio ddl più di un anno fa, nel mio unico giorno da senatore, proprio perché esattamente come Cantone, ritengo quello della corruzione e dei reati economici un tema urgente e prioritario ogni giorno, non solo dopo le recenti inchieste legate all’Expo».
Reazione immediata anche da parte del ministro all’Agricoltura Maurizio Martina, delegato del governo per Expo: «Penso che nessuno voglia andare a Milano a fare una gita». E getta acqua sul fuoco: «Sono certo che nei prossimi giorni perfezioneremo il lavoro fatto con Cantone, con il presidente del Consiglio, con il governo, con le istituzioni locali. Naturalmente è fondamentale rafforzare il meccanismo di squadra e di controllo, per cui tutto quello che sarà necessario fare, lo faremo». All’ordine del giorno, per Martina, non c’è solo l’attività anti-corruzione, ma anche il reperimento di 60 milioni per ricapitalizzare la società Expo (in sostituzione della Provincia di Milano che rinuncia alla quota azionaria), sulla cui copertura finanziaria ancora non c’è certezza; la ricerca di altri 130 milioni per le “city operations”, cioè la riorganizzazione della città di Milano; le deroghe alle norme sul lavoro per una maggiore flessibilità nelle assunzioni nel Comune di Milano; l’ampliamento della legge speciale per dare più poteri alla Fiera di Milano per la gestione degli allestimenti nel sito espositivo di Rho. Tutte questioni da risolvere a breve. Per Martina comunque «guai se un Paese rinunciasse ad un grande appuntamento. Si avvalora la scelta di investire su un grande evento di caratura internazionale. Bisogna lavorarci».
Il Sole 24 Ore – 17 maggio 2014