«Stiamo cambiando gli indicatori del monitoraggio Covid grazie al lavoro con l’Iss e con i medici di famiglia, che attraverso il loro ruolo di “sentinella” sul territorio consentiranno una mappatura più precisa. Con gli indicatori nuovi non faremo tamponi inutili ma i dati Covid saranno più in linea con quello che è oggi la malattia e in cosa esita», ha affermato l’attuale direttore della Programmazione. Tradotto significa che già come avviene per l’influenza la diffusione dei contagi verrà rilevata attraverso le segnalazioni di un campione rappresentativo di medici sparsi nel territorio.
Intanto i contagi sembrano destinati a salire ancora, mentre la campagna vaccinale anti Covid è ferma. Le somministrazioni sono ancora 858mila su una platea di 20 milioni tra anziani e fragili ai quali il vaccino è raccomandato. E nell’ultima settimana, nonostante l’aumento dei casi e dei ricoveri, le vaccinazioni hanno persino rallentato. Dal 17 al 23 novembre sono state 178mila contro le 183mila della settimana precedente. Lontano dal vaccino si tengono persino gli ultraottantenni, che pure rischiano di più, dato che 235 morti della scorsa settimana sono in larga parte grandi anziani.
La situazione fa storcere il naso anche a Vaia, che qualche settimana fa aveva invitato con una Circolare le Regioni ad accelerare mentre ora rilancia: «Come già feci allo Spallanzani, lancio la proposta di un open Day nazionale per le immunizzazioni dall’influenza e dal Covid. Il 30 novembre arriveranno 1,5 milioni di dosi di vaccino Novavax, che noi invieremo alle Regioni. La seconda consegna, di 1,4 milioni di dosi, è prevista il 4 dicembre. Manderò una circolare alle stesse Regioni per dire che c’è questa disponibilità».
Ma se da un lato si vuole accelerare con i vaccini, dall’altro si getta acqua sul fuoco rispetto all’allarme Covid. «Leggo di persone che ancora non perdono il vizio di allarmare, di spaventare mentre è il caso di spiegare, capire, comprendere, di non nascondere assolutamente», afferma un po’ polemicamente Vaia. Che poi aggiunge: «Con i contagi siamo nell’ambito della norma stagionale, e possiamo mettere in campo misure che ci consentano di evitare le polmoniti».
Ma per il capo della prevenzione, anche quello lanciato sugli ospedali è un falso allarme. «I dati che abbiamo sono migliori del previsto. Era attesa una crescita sia del Covid sia delle altre malattie respiratorie in vista dell’arrivo dell’autunno e delle riaperture delle scuole. Una risalita c’è stata anche nel corso di questa settimana, ma non ha un impatto importante sugli ospedali: e questo, senza dubbio, è il dato più significativo», afferma.
Smentendo poi i dati di Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, che aveva dato un aumento del 31% dei ricoveri. «Un grande misunderstanding», secondo Vaia, «perché quel dato si riferisce all’aumento dei contagi mentre le degenze ordinarie sono passare in una settimana dal 6,7 al 7,5%e le terapie intensiva sono aumentate solo di un decimale all’1,4%. Francamente questo allarmismo non solo è pericoloso, ma è fuori luogo», chiosa. Le prossime settimane diranno chi aveva ragione.
La Stampa