Dopo una tregua normativa durata sei anni, la deducibilità fiscale delle auto viene dimezzata attraverso un’operazione il cui unico scopo è quello di fare gettito: le percentuali di deducibilità fiscale delle auto aziendali scenderanno, infatti, dal 1° gennaio 2013, dall’attuale 40 al 27,50%. Ridotta dal 90 al 70% anche la deducibilità dei veicoli concessi in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta.
Come se non bastasse anche il disegno di legge di stabilità, che sta iniziando ora il suo percorso parlamentare, prevede un ulteriore abbattimento della deducibilità delle auto utilizzate da imprese e professionisti dal 27,5 al 20%. Questi inasprimenti fiscali, contenuti nella riforma del mercato del lavoro (Legge n. 92/2012) in spregio delle disposizioni contenute nello Statuto del contribuente, sono destinati a impattare negativamente sull’utilizzo delle auto aziendali per almeno due ordini di motivi.
Il primo di essi è ovviamente costituito dal minor appeal fiscale dell’utilizzo delle auto aziendali che obbligherà molte imprese a rivedere le attuali politiche di gestione del loro parco auto. Diventerà più conveniente in molti casi utilizzare, anche per scopi aziendali, l’auto privata, facendosi poi rimborsare i costi. Il secondo è invece di ordine prettamente amministrativo ed è direttamente riconducibile alle problematiche gestionali che, inevitabilmente, tali modifiche normative comporteranno.
Fino a oggi infatti la parità di trattamento fiscale fra imposte dirette e Iva delle auto aziendali aveva risolto molte delle problematiche del passato che torneranno invece a riproporsi dal 1° gennaio prossimo. Le nuove limitazioni al regime di deducibilità delle auto aziendali creano delle ingiustizie nella maggior parte dei casi (l’auto aziendale, di solito, si usa 5 giorni per lavoro e 2 giorni per uso personale, non viceversa) ma non serviranno nemmeno a combattere l’evasione e l’elusione, perché gli stessi trucchetti che si potevano fare con l’auto aziendale sono possibili con l’auto personale.
Il giro di vite, però, finirà certamente per incidere, negativamente, su un settore che sta mostrando evidenti segnali di difficoltà con cali a doppia cifra del numero di vetture immatricolate in Italia su base annua. Come si possa innescare la ripresa con provvedimenti del genere non è dato di capire ai comuni mortali
ItaliaOggi – 29 ottobre 2012