«Sid è un cane normale ma con un carattere tosto, tolto troppo presto alla mamma, che purtroppo ha subito un percorso iniziale sbagliato, anche se ora sono sulla giusta strada». Così Daniele Conte, 28 anni, parlava su Facebook del suo bull terrier di un anno e mezzo. Lo stesso cane che sabato sera i vicini hanno trovato seduto a qualche metro dal cadavere del giovane che era stato chiamato per addestrarlo. Davide Lobue, educatore cinofilo di 26 anni, aveva lacerazioni in tutto il corpo, ma è un mistero la sua morte, avvenuta tra il tardo pomeriggio e le prime ore della sera, ben prima del ritrovamento.
Di sicuro Sid ha morso Lobue ma non è detto che lo abbia ucciso. Le brutte ferite che alle gambe, infatti, sono state inferte quando l’educatore era già morto. Al contrario i graffi e i morsi al collo e alla testa non sembrano così profondi da risultare letali.
Il luogo della tragedia è un giardino recintato a pochi passi da alcune palazzine a Monteu da Po, nel Torinese. Sul terreno non c’era molto sangue: questo è stato il primo dettaglio a insospettire i carabinieri della compagnia di Chivasso e il medico legale intervenuti poco prima di mezzanotte, avvertiti da un sedicenne che abita lì e che da ore sentiva il cane abbaiare.
«Non riesco a crederci, non c’erano stati mai episodi che facessero pensare a qualcosa di simile », continuava a ripetere il padrone dell’animale nel cuore della notte, andando su e giù per il vialetto di casa, illuminato a intermittenza dai lampeggianti delle sirene di soccorritori e investigatori. Eppure Daniele Conte sapeva che il suo Sid aveva bisogno di un aiuto. In più occasioni lo aveva condiviso su Facebook, dove postava anche foto e video del lavoro che faceva con lui. «Tutti bravi i padroni. Tutti bravi a far lavorare il cane — aveva scritto — Invece una delle cose migliori che ho fatto per il mio cane è stata di dargli una pausa. Due mesi di relax. Ora siamo tornati a lavorare: Sid si è rigenerato mentalmente ed è cresciuto più di quanto mi aspettassi». Un messaggio denso di consapevolezza e di speranza per ulteriori progressi. Anche per questo sabato Daniele aveva chiamato Davide, che viveva a Rivoli e che aveva conosciuto mesi fa tramite amicizie comuni. Ogni tanto si erano incontrati, ma quella era la prima volta che il cane e l’educatore — che aveva un’esperienza decennale e che si era scecializzato proprio sulle specie aggressive — lavoravano insieme. Daniele aveva organizzato di andare a Milano per un concerto, Davide avrebbe avuto la giornata intera da dedicare a Sid. Poi al termine del lavoro avrebbe lasciato l’animale in casa ad attendere il ritorno del padrone, posando le chiavi sul tavolo e chiudendosi la porta alle spalle. Invece tutto è finito in quel giardino.
Per conoscere la verità sull’accaduto si dovrà attendere l’esito dell’autopsia, che sarà effettuata dal medico legale Roberto Testi. Al momento sono due le ipotesi su cui stanno lavorando gli uomini dell’Arma, guidati dal capitano Luca Giacolla e coordinati dal pm di Ivrea Daniele Iavarone. Davide Lobue potrebbe essere stato stato stroncato da un malore e solo a quel punto il cane avrebbe fatto scempio del cadavere. Ma è anche possibile che il bull terrier abbia attaccato l’educatore alla gola, provocando la rottura della carotide e un’inarrestabile emorragia interna.
L’etologo Alleva: “Anche gli esperti possono non capire se l’animale è pericoloso. Il proprietario è sempre il capobranco. Sta a lui preparare l’affidamento ad altri in sua assenza”
Avere dimestichezza anche con i cani problematici può non bastare a salvarsi la vita. Enrico Alleva, etologo e socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, pone l’accento sulla possibilità, in situazioni di emergenza, di cogliere i segnali di pericolosità dei cani di tutte le razze, pericolose e non.
Professore, ma allora non si può stare tranquilli neanche lasciando il proprio cane a chi ha esperienza?
«La problematicità di alcuni animali può variare moltissimo, anche se un’escalation è la regola e dunque un esperto dovrebbe saper cogliere i primi sintomi. Ma rendersi davvero conto se un animale è pericoloso dipende dalle competenze di chi si definisce un addestratore ».
C’è un modo per preparare il proprio cane prima di affidarlo ad altri?
«Bisogna sempre tener a mente che il proprietario è il capo branco, perciò deve saper presentare e preparare il cane all’incontro e all’affidamento in sua assenza. Va da sé che prima e insieme al cane va addestrato anche il proprietario ».
Il protagonista della tragedia di sabato vicino a Torino è un bull terrier, indicato quindi come razza pericolosa, ma le precauzioni valgono per tutti i cani?
«In città si è persa la sensibilità per riconoscere la pericolosità canina. Nella cultura rurale tra le due guerre le contadine e i contadini insegnavano anche ai bambini come interpretare i segnali di pericolo».
Quali, per esempio?
«Bisogna fare attenzione alla posizione delle orecchie, vedere se il muso è corrugato e il cane mostra i canini. Ancora, un cane in procinto di attaccare ha il pelo è ritto sulla schiena e ringhia o emette un brontolio, un mugolio sordo. Nel 2003 tradussi per l’editore Muzio un ottimo manuale, Capire il linguaggio dei cani di Stanley Coren, assoluta autorità in materia. Gli umani potrebbero imparare molto nel leggerlo».
Cosa può essere successo al giovane di Torino? È plausibile che il bull terrier volesse aiutarlo quando si è sentito male?
«Spesso non è facile ricostruire i fatti, bisogna analizzare il contesto, i prodromi, la reazione dell’umano all’escalation del cane. Il giovane, anche se si riteneva esperto, potrebbe aver avuto una crisi cardiaca perché attaccato. Peccando di buonismo, non potrei escludere che il cane abbia trascinato il corpo in cerca di aiuto, ma avrebbe dovuto in quel caso abbaiare furiosamente per avvisare il branco composito di cani e umani, come conviene a un lupo addomesticato».
Repubblica – 20 novembre 2017