La lotta contro l’inquinamento da Pfas adesso passa attraverso due petizioni popolari. Una rivolta ai ministri della Salute e dell’Ambiente, Beatrice Lorenzin e Gian Luca Galletti, l’altra indirizzata al presidente della Regione Luca Zaia ed alla sua Giunta. La raccolta delle firme è stata avviata giovedì scorso, nel corso di un’assemblea pubblica organizzata da Legambiente e Coordinamento acqua libera dai Pfas che si è svolta al Teatro comunale di Cologna. Ai membri del Governo verrà chiesto «di normare la presenza dei perfluoroalchilici nelle acque di falda, uniformandola ai valori più restrittivi vigenti nel mondo».
Una richiesta che fa esplicito riferimento all’assenza di limiti massimi riguardanti la presenza nelle acque potabili delle sostanze di origine chimica che vengono utilizzate per impermeabilizzare stoffe e stoviglie. Un’assenza che perdura nonostante ripetuti annunci in base ai quali tali valori erano di imminente adozione. Agli amministratori regionali, invece, viene domandato che «gli acquedotti attualmente contaminati dalla presenza di Pfas (fra i quali quelli di 13 Comuni della Bassa, ndr) siano allacciati a fonti di approvvigionamento esenti da inquinamento». Un tema legato al fatto – confermato giovedì anche dal dirigente dello Spisal dell’Ulss 20 Luciano Marchiori, intervenuto a nome del dg Maria Giuseppina Bonavina – che l’attuale forma di contrasto all’inquinamento, portata avanti grazie a filtri a carboni attivi, non è una soluzione definitiva. Nell’incontro – al quale hanno assistito anche gli amministratori di Cologna, Pressana e Roveredo e che dal punto di vista politico è stato incentrata sugli interventi dei consiglieri regionali Manuel Brusco, M5S, e Cristina Guarda, lista Moretti, che hanno affermato che è necessario far pagare i danni a chi li ha provocati e che la questione va risolta anche a tutela delle produzioni agricole, e dell’ambientalista colognese Giorgio Scarato, che ha sottolineato l’esigenza di provocare un’azione la più ampia possibile – sono state presentate relazioni dai contenuti preoccupanti dal biologo Gianni Tamino e da Vincenzo Cordiano, dell’associazione di medici per l’ambiente Isde.
Relazioni che affermano come i Pfas siano sostanze fonti di varie malattie, compreso il cancro, e spiegano che l’inquinamento presente in Veneto è molto più diffuso di casi analoghi che in altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, hanno portato all’adozione di misure estremamente restrittive.
LU.FI. – L’Arena – 20 dicembre 2015