Al palo ci sono 3,2 miliardi di euro di finanziamenti pubblici per le reti idriche. Mentre altri 2,9 miliardi sono stati stanziati per opere ancora in corso. È l’emergenza sollevata ieri dall’unità di missione Italiasicura di Palazzo Chigi: l’endemica tendenza italiana a non spendere le risorse pubbliche dedicate all’acqua non è stata ancora sradicata. A nulla sono servite le procedure di infrazione europee per la mancanza di fognature e sistemi di depurazione: il Mezzogiorno continua a non spendere.
Nei sistemi di monitoraggio degli investimenti dello Stato risultano finanziati con risorse pubbliche, dal 2000 al 2012, 5.812 interventi per 11,85 miliardi. Molte di queste opere, però, non sono state concluse: per l’esattezza, si tratta di 885 interventi per un valore di 2,9 miliardi di euro. Alcuni interventi, addirittura, non sono nemmeno stati avviati: sono 888 per 3,2 miliardi. Lo studio individua anche i responsabili: è soprattutto dal Sud che nasce il problema. Dei 3,2 miliardi bloccati, infatti, 2,8 riguardano il Mezzogiorno.
Proprio pensando al Sud, allora, ieri il governo ha annunciato un’importante novità in materia di finanziamenti: niente più soldi a chi non li sa spendere e a chi non attua le norme sul servizio idrico (costituzione degli enti d’ambito e affidamento del servizio a un gestore unico). Lo hanno spiegato Mauro Grassi, il capo dell’unità di missione di Palazzo Chigi, Maria Ludovica Agrò, direttore dell’Agenzia per la coesione, e Laura Cavallo, capo della segreteria tecnica del sottosegretario alla presidenza Carlo De Vincenti. «Finora abbiamo aiutato i peggiori – ha detto Grassi – in termini di capacità di spesa e di attuazione della legge Galli. Forse abbiamo sbagliato».
In sostanza, nella programmazione dei fondi coesione 2014-2020, nei Patti per il Sud ci saranno impegni e scadenze legate ai finanziamenti sulle risorse idriche: «Vogliamo spingere Regioni e Comuni – spiegano Grassi e Cavallo – a riorganizzare il servizio idrico, come previsto dal decreto Sblocca Italia. I fondi saranno assegnati solo se adempiono a questi impegni».
Per migliorare l’efficienza degli investimenti pubblici, è alle limature finali la nuova versione del Codice appalti. Nelle ultime ore i tempi si sono leggermente dilatati: il testo non andrà in Cdm oggi ma la prossima settimana. «Faremo presto – ha spiegato il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio –, stiamo letteralmente lavorando giorno e notte per chiudere». Tra le ultime limature ci sarà il ritocco delle regole sul Bim, la piattaforma di progettazione che consente di anticipare gli effetti del progetto in cantiere. Il ministro, nel corso di un convegno organizzato ieri alla Camera, ha spiegato che ci sarà una fase transitoria di 12/14 mesi, dopo la quale le opere sopra la soglia comunitaria (5,2 milioni) dovranno utilizzare obbligatoriamente il Bim. Il nuovo assetto lascia, però, qualche dubbio. Non piace alle società di ingegneria dell’Oice, che lo giudicano una fuga in avanti eccessiva. Approccio simile dagli esperti del Politecnico di Milano: bisogna prima mettere a punto linee guida di supporto alle Pa.
Il Sole 24 Ore – 19 febbraio 2016