L’ospedale dell’Angelo non è il solo sul territorio veneziano a distribuire l’acqua “del sindaco” con i pasti per i pazienti. Succede anche all’Asl 10 per le strutture di San Dona, Portogruaro e Jesolo. Mentre all’Asl 14 di Chioggia viene servito mezzo litro di acqua in bottiglietta per pasto, e stesso dicasi all’Asl 13 negli ospedali di Mirano e Dolo.
Nella polemica innescata dall’interrogazione alla giunta di Palazzo Balbi, presentata giovedì mattina dal consigliere regionale Antonio Guadagnini (Siamo Veneto), che chiedeva chiarimenti alla luce delle segnalazioni ricevute, l’Asl 12 ieri è tornata sulla vicenda spiegando che la decisione di utilizzare acqua proveniente dalla rete idrica cittadina rappresenta «una scelta di civiltà e di modernità, che va difesa. Va nella direzione della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente, e ha chiare indicazioni sanitarie». Guadagnini si chiedeva il perché, puntando all’uso invece di bottigliette di acqua confezionate. «Perché avrebbero un costo irrisorio rispetto alla spesa giornaliera per un paziente, e garanzie igieniche, senza costringere i malati a spendere soldi ai distributori se volessero servirsi di acqua in bottiglia».
L’azienda sanitaria veneziana, che gestisce l’ospedale mestrino poi precisa: «All’Angelo da sempre i degenti bevono l’acqua della rete idrica civica. Non solo è sicura, ancor più controllata di quella in bottiglia, ma è ideale per la dieta di chi è malato, cosi come è ideale per la dieta di tutti i giorni secondo le indicazioni degli organismi sanitari, a partire dal Ministero della Salute. L’acqua naturale di un’ottima rete idrica, ricontrollata e rigarantita dagli accertamenti periodici in Ospedale, è elemento primo di una dieta equilibrata. Il resto è in più: le bollicine, il dolce, il thè o la menta vengono in più, per il gusto personale. Ma unica ad avere un effetto depurativo fondamentale è l’acqua naturale. Che va bevuta con continuità durante la giornata, non solo al pasto. Utilizzare l’acqua della rete idrica significa non inquinare, non sprecare, non produrre plastica e non doverla smaltire, non far muovere camion e barconi».
E ancora: «Nell’ospedale di Mestre, in altri casi può non essere cosi, le condizioni permettono questa scelta intelligente. L’acqua della rete idrica è a disposizione in condizioni di piena salubrità e viene prelevata dal lavabo presente in ogni stanza, esterno al bagno. L’ospedale non vieta le preferenze personali e le abitudini. Scelta di civiltà, bere l’acqua sana della rete idrica cittadina, quella che i nostri bambini bevono a scuola, quella che le famiglie bevono a tavola. Di populistiche caccie alle streghe se ne fanno già molte, e spesso si rivelano per quello che sono».
Simone Bianchi – La Nuova Venezia – 28 maggio 2016