«Immaginiamo non sia stato facile trovarvi sulla stessa posizione». Lasciando aperto uno spiraglio per la Cgil, che lascia il tavolo Governo-sindacati-imprese sull’accordo per la produttività senza siglare il documento («Speriamo che si unisca alla sottoscrizione del documento quando lo riterrà opportuno») il premier Monti sottolinea lo sforzo delle parti sociali per trovare un’intesa valida.
Poi si rallegra «per l’eccellente e duro lavoro», ed esalta i contenuti del testo (firmato da Abi, Ania, Confindustria, Lega Cooperative, Rete imprese Italia, Cisl, Uil, Ugl), che definisce «articolato, valido e innovativo». Ora, riconosce, ci sono «le condizioni per confermare l’impegno di risorse destinato alla riduzione del cuneo fiscale del salario di produttività».
Monti: in vista «un buon impiego del denaro pubblico»
Nella successiva conferenza stampa, un Monti visibilmente soddisfatto ha continuato ad elogiare il risultato appena raggiunto: «Qui abbiamo chiesto alle parti di dare loro un contributo alla crescita. È un buon impiego del denaro pubblico». Dal premier, anche un altolà alle possibili polemiche sulla mancata firma di Susanna Camusso, leader della Cgil: «Nessuno pensi che ci sia stato intento di isolare alcuni rispetto ad altri, tanto è vero che siamo qui a sollecitare la firma» della Cgil.
Tutte le parti coinvolte nel “tavolo” sulla produttività, ha invece sottolineato il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, «Hanno rinunciato ad alcune legittime esigenze per favorire un accordo nell’interesse del paese». In questo senso, l’accordo sulla produttività può essere un «elemento nuovo nelle relazioni industriali. L’inizio nuova fase di sviluppo e occupazione». La contrattazione collettiva, ha aggiunto, «è uno strumento utile e abbiamo chiesto che la detassazione al 10% del salario di produttività venga resa stabile fino a un tetto di 40mila euro».
Risorse accresciute per gli accordi
Il confronto, iniziato poco dopo le 19.00, vedeva intorno al tavolo, oltre alle parti sociali, una fetta consistente del Governo (il premier, ma anche anche i ministri Fornero, Passera, Grilli, Patroni Griffi, e Moavero Milanesi). In apertura, le parole ottimistiche del premier Monti: «Siamo all’incontro conclusivo su un tema cruciale che é quello di rilanciare la produttività e la competitività per le imprese e per il sistema paese. La nostra speranza é che tutte le parti aderiscano a quanto avete elaborato e condiviso». Dal premier, anche la conferma delle risorse a disposizione, “lievitate” in seguito ad alcuni emendamenti contenuti nel ddl Stabilità 2013: dall’1,6 miliardi iniziali ai 2,1 attuali. Oltre due miliardi di euro con modalità di utilizzazione, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo Passera, «che saranno precisate in un Dpcm». «Nell’accordo – ha sottolineato ancora – ci sono cose molto concrete, ci ritroviamo molto nei principi e nella stimolazione degli accordi di secondo livello».
Bonanni (Cisl): definito quanto serve «al rilancio del paese»
Sull’accordo, giudizio positivo nel corso del confronto anche da parte del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: «Siamo riusciti a definire quello che serve per ridare slancio al Paese»: L’intesa, infatti, «Serve a dare forza ai salari, ecco perché insisto – ha sottolineato ancora il leader Cisl, per detassare gli accordi di produttività. Anche lo Stato avrà più entrate».
Angeletti (Uil): con gli incentivi entrate statali in aumento
Un aspetto questo, ripreso anche il segretario generale Uil, Luigi Angeletti, che chiede al governo di rendere strutturale la detassazione dei salari di produttività «perché la mancanza di certezza rende difficile l’incentivazione e lo svolgimento del negoziato di secondo livello». Peraltro, conclude, «più l’incentivo é efficace, più ci saranno premi, più le entrate dello Stato aumenteranno».
Camusso (Cgil): «Scelta la strada sbagliata»
Di segno opposto la lettura di Susanna Camusso (Cgil), unico leader sindacale a non aver siglato il documento: «è stata scelta una strada sbagliata – ha spiegato – per cui il contratto nazionale non tutelerà piu’ il potere d’acquisto dei lavoratori». A rendere dubbiosa la Cgil, anche le modalità, ancora da chiarire, con cui verrà finanziata la contrattazione di II livello per 16 milioni di lavoratori del settore privato. La risposta del premier sottolinea l’evolversi delle priorità: «Negli anni ’90, l’obiettivo era quello di ridurre l’inflazione, ora il problema è far crescere l’economia attraverso la produttività e con il contributo diretto e decentrato delle parti sociali».
Ilsole24Ore – 22 novembre 2012