DAL CORRIERE DELLE ALPI del 9 ottobre. Dove non arriva più il pubblico, interviene il privato. Supportato dal pubblico. La Provincia ha trovato una soluzione per il soccorso sanitario degli animali selvatici investiti e non uccisi sulle strade bellunesi. Il presidente Padrin, con l’atto firmato martedì scorso, ha infatti approvato lo schema di convenzione fra la Provincia e l’Ordine dei medici veterinari bellunesi. Saranno i veterinari privati, quindi, a intervenire qualora un cervo, un capriolo, un cinghiale o qualunque altro animale selvatico venga investito da una macchina e non muoia sul colpo.
Succede nel dieci per cento dei casi, come spiega il consigliere provinciale delegato alla caccia, Franco De Bon. I vigili del fuoco e i carabinieri, che vanno contattati nel caso di incidente con un animale, non hanno la competenza per decidere se la povera bestiola, rimasta in vita, possa essere curata oppure sia meglio sopprimerla praticandole l’eutanasia. Serve un veterinario.
Fino al 31 agosto se ne occupavano i veterinari dell’Usl, ma questa attività non è ricompresa fra i livelli essenziali di assistenza erogati dal servizio sanitario nazionale. Quindi è stata sospesa a partire dal 1° settembre. Il rischio, concreto, era che un cervo o un capriolo morisse dopo una lunga agonia. È successo ad una cerva, investita a Santa Giustina qualche settimana fa e morta senza che nessuno potesse fare nulla per aiutarla a smettere di soffrire.
Per questo è intervenuta la Provincia, che si accollerà le spese del servizio: all’Ordine dei veterinari saranno corrisposte una quota fissa di seimila euro e duecento euro per ogni intervento che sarà effettuato fino alla fine dell’anno. L’accordo sarà prorogabile, nel 2019, con l’accordo delle parti.
«Ogni anno vengono investiti fra i quattrocento e i cinquecento animali selvatici sulle strade bellunesi», ricorda il consigliere Franco De Bon. «Il 10 per cento di questi non muore sul colpo e l’intervento di un veterinario è fondamentale per curare l’animale o per non farlo soffrire ulteriormente».
Ci sarà comunque una supervisione da parte dell’Usl: «I veterinari hanno chiesto di essere formati dai colleghi dell’azienda sanitaria, che per anni si sono occupati dei soccorsi alla fauna selvatica», continua De Bon. Curare un gatto o un cane e prendersi cura di un cervo o un cinghiale ferito, infatti, non è la stessa cosa. Anche le dosi del farmaco da somministrare per l’eutanasia sono diverse.
«Trovare una soluzione era imprescindibile», conclude De Bon. «Per il prossimo anno vedremo come agire, se ci saranno modifiche normative o se potremo mantenere in essere questa convenzione. Fino al 31 dicembre, comunque, saremo coperti»
NOTA BENE: L’Ordine dei medici veterinari della Provincia di Belluno ha annunciato una rettifica