Nuovo «sconfinamento» di un giovane esemplare nel borgo di Scanno. Allarme dei sindaci. E l’ex direttore del Parco accusa: gestione dei plantigradi tutta da rifare
ROMA – Dieci bambini in fuga, nella piazza del paese. Inseguiti da un orso. Non è una fiaba, né un film dell’orrore. E’ accaduto realmente a Scanno dove già lo scorso 17 agosto era stato lanciato l’allarme per le incursioni sempre più frequenti di plantigradi nelle vie del borgo, sito nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. La paura tra i turisti si è trasformata in attimi di terrore quando il 31 agosto un giovane orso è arrivato fin nel centro storico sorprendendo in una piazzetta alcuni ragazzi intenti a giocare a pallone. I piccoli, tra i 10 e i 14 anni, lo hanno visto spuntare stavano da dietro alcune vetture parcheggiate. L’animale si è fermato a guardare, ma i ragazzini sono fuggiti fino alla piazza centrale del paese, mentre l’orso – disturbato dalle loro grida – si allontanava dal paese.
ATTRATTI DALL’ODORE DI POLLO – «Il rischio di incidenti per gli uomini è reale – osserva Franco Tassi, per 33 anni direttore del Parco -, quello per gli orsi purtroppo si sta già consumando: circa 30 individui perduti nell’ultimo decennio, come mai?». Il problema, risponde l’esperto, sta principalmente nell’invasione dell’habitat dell’orso. Eppoi in un errore fatale dei ricercatori: avrebbero fornito agli orsi soggetti ai loro studi esche troppo simili a quanto avrebbero potuto trovare nei vicini paesi montani, pollo principalmente. Da qui, gli sconfinamenti dei plantigradi e i frequenti attacchi ai pollai.
Il consigliere comunale di Scanno, Eustachio Gentile, «allarmato per l’inusuale invasione», propone la reistituzione «delle aree di alimentazione degli orsi con prede vive, per non creare problemi sanitari». La campagna alimentare, che a partire dal 1969 aveva fornito abbondante nutrimento agli orsi, evitandone le eccessive scorribande in zone rischiose, è stata in effetti sospesa da qualche anno. Durissimi i sostenitori del Gruppo Orsi: «Nella frenesia di catturare, pesare, prelevare loro sangue e magari anche qualche dente, i ricercatori hanno cosparso le montagne abruzzesi delle cosiddette “esche olfattive” – spiegano sul portale ComitatoParchi -, e cioè avanzi di pollame e di pesce. Se un povero orso affamato viene attratto da questi nuovi odori sapori, è come “drogato”: si incapriccia, e non smetterà mai di cercare lo stesso odore e lo stesso cibo».
L’ALLARME DEI SINDACI – Che la «ricerca invasiva» spinga gli orsi nei pollai è un fatto, nota Tassi, «e la presenza di grandi mandrie di vacche che invadono i pascoli riservati alla fauna selvatica è un’altra causa di disturbo che modifica il comportamento degli orsi». Contemporaneamente il Parco è in declino e «non sa arginare questo fenomeno», anche se nel mezzo dell’estate la direzione è corsa ai ripari imponendo il numero chiuso alle comitive di escursionisti che si avventurano nei sentieri vicini alle aree degli orsi.
Troppi interessi contrari alla tutela dell’area verde, troppi silenzi. Così si è giunti agli allarmi dei sindaci per le incursioni degli orsi in pieno giorno. Ha cominciato l’ex primo cittadino di Scanno, a metà agosto, scrivendo – allarmato – al Prefetto. Gli ha fatto seguito il sindaco di Bisegna (L’Aquila) che a sua volta ha allertato la Prefettura e i tecnici del parco contro gli accresciuti pericoli per la popolazione dovuti agli «orsi confidenti» (così si chiamano i plantigradi che non hanno paura di avvicinarsi all’uomo). E analoghe preoccupazioni tormentano le amministrazioni di San Sebastiano di Bisegna, Villalago, Frattura. Anche nella più lontana Opi un orso sarebbe stato avvistato qualche giorno fa davanti l’abitazione dell’operaio del Pnalm, Diodato Paglia, che nel dicembre del 2009 fu aggredito da un orso all’interno del Centro visita del parco a Pescasseroli, riportando profonde ferite.
SE YOGHI SOFFIA – A Scanno, dopo aver seguito incuriosito il pallone dei ragazzini, l’orso avrebbe «soffiato», hanno riferito i piccoli ai genitori. La settimana prima un altro esemplare era comparso in una piazzetta storica nel pieno centro del paese, dove si tiene la cerimonia del Premio Scanno, ed era stato visto da adulti e anziani. I comuni di Scanno e Bisegna sono divisi dalla «montagna Grande», un tragitto breve se considerata la capacità di spostamento degli orsi, e questo farebbe presupporre che il gruppo di plantigradi che semina il panico da giorni sia sempre lo stesso.
E c’è una famigliola – quella di mamma Gemma e due cuccioloni tra i 2 e i 4 anni – che oramai è habitué del borgo: nel 2010, orsa Gemma tentò di aggredire un’automobile in transito sulla strada che costeggia il lago di Scanno, con tutta probabilità perchè voleva difendere i suoi piccoli. Il conducente fu costretto a fermare il mezzo per poi vedersela piombare sul cofano con atteggiamento aggressivo. La stessa famigliola di orsi nel 2009 era salita sul balcone di un’abitazione. «Ma il problema non sono gli orsi confidenti – insiste Tassi -. Il vero problema è il rischio di sopravvivenza per l’intera popolazione di orsi appenninica, insidiata da strade, impianti, tagli forestali, bracconaggio, invasioni di bestiame domestico e disturbi di ogni genere…».
NUMERO VERDE E PATTUGLIE – Il Corpo forestale dello Stato del coordinamento territoriale per l’ambiente, congiuntamente alle guardie del parco, hanno avviato una serie di pattugliamenti nei due comuni per seguire l’attività dei tre orsi che non sembrano temere la presenza umana. L’invasione dei «confidenti» non è un fenomeno improvviso – già nell’autunno 2010 un bestione aveva fatto razzia di galline in un pollaio di Scanno – ma a preoccupare è l’elevato numero di sconfinamenti nei paesi dell’estate 2011.
E’ stato istituito un «numero verde di pronto intervento» attivo di notte (dalle 19 alle 8, è l’800 010 905) per segnalare la presenza di orsi confidenti nei centri abitati. Durante il giorno, invece, eventuali segnalazioni vanno inoltrate al Servizio di sorveglianza del parco (0863.9113241). La soluzione del problema, però, può venire soltanto da interventi che affrontino alla radice il Caso Orsi: un tempo si piantavano alberi e arbusti da frutta nel parco per dare cibo ai plantigradi, si incoraggiava la semina di granturco e carote, si difendevano i boschi naturali chiudendone le strade di accesso, e mille occhi proteggevano Yoghi & C. Non solo guardie del parco, ma anche giovani volontari, ecoturisti educati… Occorre, forse, riconsiderare la gestione delle risorse di questo grande parco. In nome degli orsi. E della tranquillità dei residenti.
Corriere – 1 settembre 2011