La questione Imu sembra non voler finire e torna prepotentemente d’attualità con l’ipotesi di anticipare a dicembre la “service tax” il che vuol dire, in pratica, pagare l’Imu di dicembre, visto che la service tax altro non è che la fusione tra Tares e Imu in un unico balzello.
La mossa, che sa di beffa, dovrebbe essere messa appunto dal Governo che si trova con l’acqua alla gola e questo gli permetterebbe di colmare alcuni buchi che la politica di rinvii e sospensioni sta creando.
L’operazione dovrebbe seguire la manovra tampone di 3 miliardi, attesa per il consiglio dei ministri di venerdì, per correggere il deficit, sterilizzare l’Iva e finanziare le missioni militari. Per quanto riguarda l’Imu si agirebbe solamente successivamente, a novembre, con l’effetto cipria della nuova tassa sui servizi comunali.
Il piano, che nella pratica trasforma la seconda rata dell’Imu in “service tax”, si concluderebbe a saldo quasi zero, anzi ne deriverebbero 700 milioni da usare in altri ambiti; l’anticipo al 2013 dell’entrata in vigore della service tax contribuirebbe quasi per 3 miliardi, che andrebbero a compensare largamente i 2,3 miliardi di gettito che avrebbe garantito la seconda rata dell’Imu sulla prima casa che, stando a quanto si diceva, sarebbe dovuta scomparire ma che in questo modo cambierebbe solo nome.
Non cambierebbe nulla nemmeno dal punto di vista dei saldi contabili dove l’una sostituirebbe l’altra, senza dimenticare poi che entrambe incidono sulla stessa base imponibile patrimoniale, quella determinata dalla rendita catastale. Le ipotesi circolate fino ad ora hanno messo in agitazione la maggioranza, diffusa persino aNapolitano, anche perché, come è risaputo, l’abolizione totale dell’Imu è uno dei baluardi del Pdl su cui gli uomini del Cavaliere non hanno mai ceduto.
Sarebbero tre le considerazioni che stanno dietro all’idea di anticipare la “service tax”; una di natura contabile, resa ancora più acuta dalla netta presa di posizione di Saccomanni, dai rimproveri dell’UE per l’ipotesi dell’abolizione totale dell’Imu che contrasta con la linea europea che chiede uno spostamento della tassazione dalle persone ai patrimoni e, ultima considerazione, dalla Corte dei Conti che ieri ha giudicato a rischio le coperture per il taglio della prima rata Imu con il concordato per le slot machine.
Ora, con le spalle al muro vista l’intransigenza del Pdl per cancellare la seconda rata Imu sulla prima casa, si è notato che le risorse non ci sono a meno che non si voglia far scattare dal 1° ottobre l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% per conseguenze sull’inflazione e i consumi, di qui la necessità del piano “service tax”. “Se i soldi non ci sono possiamo pensare di riaprire la seconda rata Imu” ha ammesso ieri il responsabile economico del Pd, Matteo Colaninno.
In più è emerso un altro particolare passato fino ad ora sotto silenzio; a dicembre scatterebbe in ogni caso la ”patrimoniale” della Tares. La nuova tassa sui rifiuti inizialmente si componeva di due parti, una riguardava i rifiuti in senso stretto e l’altra il contenuto “patrimoniale” destinato a finanziare i “servizi indivisibili” dei municipi.
Proprio perché l’Imu e la parte patrimoniale della Tares non combaciassero, la norma fu rinviata dal Governo Monti dalla primavera al dicembre di quest’anno e rimane un nodo da sciogliere perché i cittadini, allo stato dei fatti, dovrebbero pagarla ecco perché sembrava opportuno anticipare la “service tax” così l’avrebbe sostituita.
Tuttavia rimane da determinare su quale base imponibile; la prima idea è quella di far pagare il 2 per mille sulla rendita catastale rivalutata; la seconda è quella di far pagare 1 euro al metro quadrato, invece dei canonici 30 centesimi. Per il proprietario di una abitazione media A/2 – A/3 che nel 2012 ha pagato l’Imuprima casa intera per 225 euro, quest’anno in base ai calcoli della Uil servizi politiche territoriali, il costo scenderebbe a 110 euro, ossia oltre il 50% in meno.
LeggiOggi – 26 settembre 2013