Lo studio dell’Osservatorio sui Conti Pubblici diretto da Carlo Cottarelli. L’eliminazione di una delle misure cardine del governo giallo-verde comporterebbe risparmi per il 2020 tra 500 e 1.000 milioni al lordo delle tasse sulle pensioni e tra 425 ed 850 milioni al netto di tali tasse. Ma un cambio repentino della normativa potrebbe creare problemi a quanti abbiano siglato accordi di accompagnamento alla pensione
Il fatto che il flusso di domande sia meno corposo del previsto implica che “Quota 100” costerà nel 2020 meno di quanto previsto inizialmente. Al netto di quanti potrebbero accedere a “Quota 100” nel 2020, infatti, il prossimo anno versare la pensione a quei 269mila pensionati che erano inizialmente previsti per fine 2019 sarebbe costato quasi 7 miliardi; versarla a 150-160mila persone ne dovrebbe invece costare circa 4. Quindi l’afflusso relativamente basso di domande nel 2019 dovrebbe portare, secondo le nostre stime, a 2,5-3 miliardi di risparmi nel 2020.
Quali potrebbero essere gli effetti di una repentina abolizione di “Quota 100” già alla fine di quest’anno? Guardiamo a quelle che erano le previsioni della relazione tecnica (vedi Tavola 1). La tavola riporta il maggior numero di pensionati alla fine di ogni anno rispetto alla situazione pre-“Quota 100”. Secondo la relazione tecnica, il numero di pensionati dopo l’introduzione di “Quota 100” sarebbe stato di 269.000 unità nel 2019 e di 303.000 unità nel 2020 (attenzione: alcuni erroneamente sommano le due cifre per stimare il numero di persone interessate da “Quota 100”, ma il dato riportato per il 2020 in realtà già comprende quelli che sono andati in pensione con “Quota 100” nel 2019). L’aumento è quindi di sole 34mila unità.
Tav. 1: Maggior numero di pensioni esistenti alla fine dell’anno e del relativo onere rispetto alla situazione pre-quota 100
Tav. 1: Maggior numero di pensioni esistenti alla fine dell’anno e del relativo onere rispetto alla situazione pre-quota 100 | ||||||
“Quota 100” | Anticipata | Complessivo (Anticipata+Q100) |
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Maggiori pensioni (migliaia) |
Onere (mln €) |
Maggiori pensioni (migliaia) |
Onere (mln €) |
Maggiori pensioni (migliaia) |
Onere (mln €) |
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2019 | 269 | 3.453 | 21 | 328 | 290 | 3.781 |
2020 | 303 | 7.334 | 24 | 526 | 327 | 7.860 |
2021 | 330 | 7.763 | 26 | 547 | 356 | 8.310 |
2022 | 270 | 7.310 | 26 | 567 | 296 | 7.877 |
2023 | 190 | 5.034 | 67 | 1.398 | 257 | 6.432 |
2024 | 96 | 2.324 | 70 | 1.588 | 166 | 3.912 |
2025 | 45 | 251 | 118 | 2.602 | 163 | 2.853 |
2026 | 9 | -1.216 | 139 | 3.131 | 148 | 1.915 |
2027 | 2 | -1.897 | 145 | 3.795 | 147 | 1.898 |
2028 | 2 | -2.009 | 153 | 3.541 | 155 | 1.532 |
Fonte: elaborazioni OCPI su relazione tecnica al dl 4/2019 |
Perché si prevedeva un aumento così contenuto nel 2020? Le ragioni sono due. La prima è che nel 2019 beneficia di “Quota 100” anche chi aveva raggiunto quota 101, quota 102, eccetera. Nel 2020 si aggiungono solo quelli che raggiungono “Quota 100” in quell’anno. Il secondo è che non si “contano” più, tra il maggior numeri di pensionati dovuto a “Quota 100”, quanti sarebbero comunque andati in pensione nel 2020. Questo secondo motivo comporta però che il numero di pensionati che potrebbe usufruire di “Quota 100” nel 2020 è più elevato di 34.000 unità. Di quanto? Non si hanno stime precise al riguardo, ma per avere un ordine di grandezza si può ipotizzare che siano circa un quinto degli aventi diritto del 2019,[1] quindi circa 60mila.[2] Considerando una forbice dovuta all’incertezza, se fossero 40mila il risparmio sarebbe di circa 500 milioni al lordo delle tasse pagate sulle pensioni. E se fossero 80mila, il risparmio non supererebbe comunque il miliardo lordo. Al netto della tassazione, la forbice andrebbe da 425 ad 850 milioni netti.[3] Occorre anche tener conto del fatto che, visto che nel 2019 “Quota 100” è stata meno utilizzata del previsto, lo stesso potrebbe avvenire anche nel 2020, il che comporterebbe che l’abolizione di “Quota 100” implicherebbe un risparmio più vicino al limite inferiore dell’intervallo sopra indicato, piuttosto che a quello superiore.
Senza entrare nel merito del provvedimento stesso, è evidente che una parte consistente dei costi relativi a “Quota 100” sono oramai inevitabili e che i benefici di una immediata abrogazione vanno soppesati con i costi, incluso il costo in termini di credibilità che scaturirebbe da una ulteriore variazione della normativa in materia pensionistica.[4] Sotto questo profilo, questi costi sarebbero inferiori se la discussione odierna fosse rivolta non tanto a variazioni repentine relative al 2020, quanto a modifiche da apportare per il 2021. Questo perché si lascerebbe il tempo alle persone coinvolte di adeguarsi ad una eventuale nuova normativa.
Infine, sebbene a dominare le discussioni pubbliche sia “Quota 100”, non va dimenticato il secondo canale su cui è intervenuto il dl 4/2019, cioè il mancato adeguamento dei requisiti per l’accesso alla pensione anticipata alla variazione della speranza di vita. Questa misura, come riportato nella Tavola 1, ha attualmente un costo nettamente inferiore a “Quota 100” (circa 500 milioni) ma il suo costo annuo è destinato a crescere negli anni e, mentre la sperimentazione di “Quota 100” si dovrebbe concludere a fine 2021, il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita è previsto, a legislazione vigente, fino al 2026. Sempre nell’ottica di prendere decisioni a lungo termine al riguardo del sistema previdenziale, per dare a lavoratori ed imprese il tempo di adeguarsi, sarebbe forse il caso di riflettere già da ora sull’efficacia del provvedimento e sull’opportunità di rimodularlo negli anni a venire.
*Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica di Milano