Abilitazione più veloce per medici e chirurghi. Il tirocinio formativo, obbligatorio per l’esercizio della professione, potrà essere svolto durante il percorso di laurea e non solo al termine dello stesso. Si riducono, così, i tempi necessari per l’accesso alla professione. Inoltre, sarà modificata la struttura del test di esame, con l’introduzione dei quesiti tratti dall’esperienza del cosiddetto progress test. Queste alcune delle novità introdotte dal nuovo regolamento per l’esame di abilitazione alla professione di medico-chirurgo, firmato ieri dal Ministro dell’istruzione Valeria Fedeli. “Una conquista molto sudata che ha registrato la resistenza di retroguardie storiche del nostro paese. Finalmente un po’ di buon senso” ha commentato il Presidente FVM, Aldo Grasselli
Il regolamento è stato firmato dopo il parere favorevole con osservazioni espresso dal Consiglio di Stato (si veda ItaliaOggi del 6 aprile scorso). La novità principale riguarda, come detto, l’inserimento del tirocinio trimestrale obbligatorio all’interno dei sei anni del corso di studi universitario. Fino ad oggi poteva essere effettuato solo dopo aver conseguito la laurea. Comunque, il tirocinio non potrà essere svolto prima del quinto anno di corso e il candidato dovrà aver superato tutti gli esami fondamentali previsti nei primi quattro anni del percorso di studi, «una scelta che nasce dalla volontà di uniformare il percorso italiano di formazione e abilitazione professionale dei medici a quello della maggior parte dei paesi europei» si legge nella nota diffusa ieri dal Miur. Un’ulteriore modifica riguarda direttamente la prova di esame: da luglio 2019, prima sessione in cui saranno adottate le nuove regole, la prova consisterà in 200 quesiti a risposta multipla con la riduzione a 50 per quelli relativi alla parte pre-clinica e l’aumento a 150 di quelli riguardanti la formazione clinica, «e quindi volti a valutare le capacità dei candidati nell’applicare le conoscenze biomediche, cliniche, deontologiche ed etiche alla pratica medica». Sarà prevista una fase transitoria; infatti, i laureati magistrali avranno ancora due anni di tempo, dall’entrata in vigore del regolamento, per effettuare comunque il tirocinio dopo il conseguimento della laurea. Infine, passano da due a tre le sessioni di esame annuali; in questo modo si tenta di aggirare un problema verificatosi negli ultimi anni, con i candidati laureati in estate che erano costretti ad aspettare la sessione di febbraio per svolgere l’esame perdendo, di fatto, sei mesi nell’attesa. Le nuove norme sembrano aprire la strada all’istituzione della laurea abilitante, almeno secondo la coordinatrice dell’Unione degli universitari Elisa Marchetti: «l’anticipo del tirocinio all’interno del percorso di laurea, necessario per sostenere l’esame di abilitazione, è un passo significativo ed importante per la cosiddetta laurea abilitante. Ma non è sufficiente. È necessario rivedere l’intero percorso di studi, a cominciare dalla didattica in modo che il tirocinio stesso diventi strumento integrativo rispetto all’attuale modello di insegnamento tipicamente frontale. Non è solo anticipando o posticipando un trimestre che si affronta un tema così complesso
ItaliaOggi – 11 maggio 2018