La caccia all’orsa è finita con un abbattimento. Un gesto che, sostengono diversi esperti, «avviene per la prima volta con un via libera istituzionale». Dopo ventidue giorni di ricerche — e di polemiche — KJ2, uno dei plantigradi più anziani del territorio e madre di due cuccioli, è stata uccisa sabato sera dagli agenti del Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento. «In attuazione — scrive il comunicato ufficiale — dell’ordinanza emessa per garantire la sicurezza delle persone».
Su KJ2 pendeva un doppio mandato di «rimozione». Nel giugno 2015 aveva aggredito Vladimir Molinari a Cadine (Trento). Catturata, narcotizzata e dotata di un radiocollare era stata liberata in attesa dell’esame genetico. Ma nella primavera 2016 l’orsa si era sbarazzata del dispositivo facendo perdere le sue tracce. Fino al 22 luglio scorso, quando ha ferito a braccia e gambe Angelo Metlicovec, pensionato di 69 anni, tra i boschi di Terlago, mentre passeggiava con il suo cane.
«Oggi siamo qui a commentare l’abbattimento di un orso, ma se quest’esemplare avesse avuto un altro incontro, magari con un bambino e ci fosse stato un altro ferito o qualcosa di più grave, saremmo qui a fare altri commenti», dice Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento e autore dell’ordinanza. «Si tratta di un esemplare recidivo, pericoloso per l’uomo e che si è reso protagonista del ferimento di due persone. Credo che l’abbattimento sia stato necessario».
La decisione e le parole di Rossi hanno scatenato grandi polemiche da parte di politici e ambientalisti che chiedono di fare chiarezza e annunciano l’intenzione di procedere sul piano legale. C’è chi propone il boicottaggio del territorio. «Non può essere l’orsa a pagare gli errori umani», commenta il Wwf. «Avevamo diffidato la Provincia a procedere con l’abbattimento, ma le pressioni politiche sono state più forti del buon senso». «Si tratta di un verdetto di condanna vergognoso, una sentenza senza processo, emesso sulla spinta emotiva di un’amministrazione che vuole pieno diritto di vita e di morte sugli orsi», attacca la Lav Trentino. E mentre l’Organizzazione internazionale protezione animali presenterà un’istanza di accesso agli atti «per conoscere le motivazioni che hanno portato all’abbattimento», Stefano Ciafani, direttore nazionale di Legambiente, spiega che si tratta di «una sconfitta per il Paese con la responsabilità di più soggetti ai vari livelli per non aver saputo gestire una specie importante».
Sul piano politico Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato (Lega Nord), parla di «caccia gratuita all’orso». «L’uccisione rappresenta l’epilogo di un progetto, il Life Ursus, nato da buoni propositi ma gestito malissimo», sostiene Antonia Romano di L’altra Trento a sinistra. «Non sarebbe stato meglio metterlo in un parco chiuso?», chiede Giacomo Bezzi, consigliere trentino di Fi. «La Provincia è riuscita a trasformare una risorsa in un problema», aggiunge il consigliere provinciale M5S Filippo Degasperi.
Era necessario ucciderla o la si poteva sedare per spostarla in un’area sicura?
1 Cosa succede quando l’orso aggredisce l’uomo?
Si ricorre alle indicazioni contenute nel «Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali» che definisce i comportamenti nei confronti di un orso «problematico».
2 Come viene classificato l’orso «problematico»?
Secondo il Piano d’azione può essere definito in due modi: «dannoso» se arreca danni materiali alle cose o utilizza in modo ripetuto fonti di cibo legate alla presenza umana; «pericoloso» se si comporta in un modo «che lascia prevedere la possibilità che costituisca una fonte di pericolo». Lo misura una vera e propria «scala» che va dall’«orso scappa immediatamente dopo un incontro ravvicinato» all’«orso attacca senza essere provocato». In quest’ultimo caso scatta la «rimozione».
3 In che cosa consiste la rimozione?
Con questo termine s’intendono o la cattura dell’animale, la sterilizzazione e l’inserimento in una struttura recintata dalla quale non uscirà mai più, oppure l’abbattimento.
4 Quante volte si è deciso, attraverso un’ordinanza, di abbattere un orso?
Secondo i tecnici questa è la prima volta che capita in Italia. La prassi, per casi delicati, prevede che l’ente locale si rivolga al ministero dell’Ambiente. Il dicastero poi fornisce una risposta dopo aver sentito gli esperti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). In casi simili nel passato il ministero ha sempre optato per la cattura, non per l’abbattimento.
5 Cosa può aver portato a questa decisione estrema?
Di solito si agisce in questo modo in presenza di un animale con un comportamento recidivo violento e pericoloso per l’uomo. L’orsa Kj2 era già destinataria di un’«ordinanza di rimozione» per un attacco che risale al 2015. Poi è stata responsabile di un’altra aggressione lo scorso luglio e sembra sia stata protagonista di altri «falsi attacchi» (quando l’animale si avvicina, senza colpire, a chi pensa stia insidiando i suoi piccoli ndr ). L’ordinanza del presidente della Provincia autonoma di Trento, quindi, sarebbe stata emanata ritenendo l’orsa pericolosa per la popolazione locale.
6 Questo è un caso simile a quello di Daniza, deceduta il 10 settembre 2014?
No, questa è la prima volta in cui viene deciso — in modo legale, attraverso un atto ufficiale — di abbattere un animale. L’orsa Daniza, che doveva essere presa e messa in cattività sempre nella Provincia di Trento, non è morta perché destinataria di una esplicita ordinanza di abbattimento, ma per le complicazioni insorte mentre i guardacaccia tentavano di narcotizzarla con una sostanza apposita. Sostanza che però ha avuto un effetto più potente del previsto e il cuore dell’animale non ha retto, com’è emerso dall’autopsia.
7 Quanto sono pericolosi gli orsi nel Trentino?
Secondo l’ultimo «Rapporto orso» — realizzato dalla Provincia autonoma — nel 2016 sono state inoltrate 185 denunce di presunti danni provocati da orsi con 136 richieste di indennizzo (di cui 124 accolte). In totale sono stati liquidati oltre 73 mila euro «per danni da orso bruno» così suddivisi: quasi 31.500 euro «per patrimoni apistici», poco meno di 21.800 per «patrimoni agricoli» e circa 20 mila per «patrimoni zootecnici».
Leonard Berberi – Il Corriere della Sera – 14 agosto 2017