Recuperare gli alimenti in ottimo stato di conservazione, prelevati per le ispezioni sanitarie per donarli a chi ha bisogno. È questo lo scopo di una bella iniziativa contro lo spreco alimentare promossa dall’Istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana, e presentata nei giorni scorsi a Pisa. Il progetto si basa su un protocollo approvato dal Ministero della salute che ha già permesso di donare circa 350 kg di carne e prodotti della pesca congelati alla Caritas di Pisa e oltre a 1000 kg di alimenti vari destinati alla sede di Firenze.
“L’idea di recuperare quelle che in termine tecnico si definiscono aliquote integre, ossia campioni di carne o – più raramente – di pesce refrigerato o congelato acquisite dalle autorità sanitarie, ma non utilizzate per le analisi, è nata un anno e mezzo fa, partendo dall’esigenza etica di limitare gli sprechi”, spiega Marcella Guarducci, responsabile della sezione pisana dell’Istituto zooprofilattico. Questa esigenza ha richiesto un certo impegno per chiedere le autorizzazioni necessarie e definire le procedure per recuperare alimenti non commercializzabili, ma di buona qualità. “Il risultato positivo si deve alla sensibilità e alla tenacia dei tecnici dell’Istituto pisano che ogni mese dovevano eliminare come rifiuto prodotti alimentare ancora in ottime condizioni e non sopportavano di essere complici di uno spreco”, spiega don Emanuele Morelli, direttore della Caritas di Pisa.
Le procedure ufficiali prevedono, infatti, il ritiro da parte del PIF (Posto di ispezione frontaliera) di Livorno di tre aliquote per ciascun alimento da analizzare: in genere si tratta di blocchi del peso di circa cinque chili. “Due di questi sono consegnati all’Istituto, ma uno solo dei campioni è utilizzato per le analisi, mentre l’altro viene tenuto a disposizione per eventuali verifiche”, spiega Guarducci. Fino a pochi mesi fa una volta conclusa l’ispezione il campione non utilizzato, anche se – come avviene nella maggior parte dei casi – risultava idoneo al consumo, veniva distrutto. Smaltendolo come rifiuto speciale, “perché questa è la prassi per il materiale che entra in laboratorio”, spiega la responsabile dell’Istituto.
Il desiderio di evitare questo spreco ha indotto i tecnici a studiare un percorso in modo da recuperare il cibo già sottoposto a verifica, rispettando la catena del freddo e mantenendolo in idonee condizioni di conservazione dal prelievo al Posto d’ispezione frontaliera sino allo stoccaggio in laboratorio, e per concludersi con la consegna alle mense della Caritas o all’emporio solidale (un vero e proprio supermercato cui le famiglie in difficoltà possono accedere grazie a una tessera caricata a punti). “Oltre ad evitare sprechi si sono risparmiati i costi di smaltimento della carne, senza contare che tre o quattro bovini non sono stati macellati inutilmente”, osserva Guarducci. Ed è stato possibile offrire a chi ne ha bisogno prodotti che non rientrano spesso nelle iniziative di beneficenza portate avanti dalle catene di supermercati : “È difficile che tra gli alimenti donati dalla grande distribuzione ci sia carne o pesce, perché sempre più spesso le catene propongono questi prodotti a prezzi scontati ai consumatori in prossimità della scadenza”, osserva don Morelli, “E questo elemento rende l’iniziativa particolarmente importante e apprezzata”.
Anche se si tratta di “una goccia nel mare”, come sottolinea Guarducci, la speranza è che altri istituti zooprofilattici seguano l’esempio pisano: “per questo – ricorda il direttore dell’Istituto Andrea Leto – insieme alla Caritas promuoveremo il progetto presso gli altri Istituti zooprofilattici d’Italia e ai ventitré Pif presenti sul territorio, per sensibilizzarli sul tema, coordinandoci con il Ministero della salute per un’iniziativa congiunta”. Ci sono già stati dei segnali di interesse – per esempio da parte dell’Istituto del Piemonte – che fanno pensare che questa lodevole iniziativa sia destinata a estendersi.
Il Fatto alimentare – 4 luglio 2017