Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore. La lotta al Covid non unisce più, anzi comincia a far emergere le spaccature tra i partiti nella corsa al voto. E anche la “linea Draghi” appoggiata fino a qualche mese fa da un’ampia maggioranza e ispirata a una «cautela ragionata» dopo aver ascoltato la posizione degli scienziati non sembra più tanto di moda. La guerra al virus rischia di diventare così già nei prossimi giorni un terreno minato e di scontro, proprio ora che bisogna decidere come impostare la nuova campagna di vaccinazione: oggi l’Ema, l’Agenzia Ue del farmaco, darà l’ok ai nuovi vaccini adattati contro la variante Omicron e già a «metà settembre» come ha detto ieri il ministro della Salute Roberto Speranza potrebbero arrivare le prime fiale dei nuovi vaccini in Italia. Ma a chi saranno destinate e con quali priorità? Come si convinceranno gli italiani a fare una nuova dose? È ipotizzabile un nuovo obbligo magari per i più anziani?
La posizione più drastica tra i Big è quella di Fratelli d’Italia, la forza guidata da Giorgia Meloni accreditata al momento dai sondaggi come la più votata: «Nessun obbligo di vaccinazione contro il Covid-19, ma informazione, promozione e raccomandazione alla vaccinazione, in particolare per fasce d’età a rischio e situazioni di fragilità», si legge nel programma elettorale. Che in pratica sembra delineare una vaccinazione raccomandata solo per gli anziani (da che età?). Ma Fdi è ancora più netta sul resto: «Nessuna reintroduzione del green pass» e «istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia nonché sulle reazioni avverse da vaccino». Meno netta ma sulla stessa scia la Lega: «Pur convinti dell’importanza della vaccinazione diffusa» per il programma leghista il vaccino «va offerto ai cittadini senza più alcun obbligo, quanto piuttosto garantendo un’ampia campagna di informazione» e comunque «promuovendo prima di tutto le cure domiciliari». Insomma una strizzatina d’occhio ai no vax che potrebbero comunque concentrare il loro voto su Italexit, la formazione guidata da Gianluigi Paragone che candida tra le sue fila diversi esponenti dei no green pass ed è accreditata sopra il 3 per cento.
Nel centro-sinistra, da sempre al fianco della linea più prudente, per ora il tema non sembra scaldare gli animi. Anche se il Pd, con la candidatura del virologo Andrea Crisanti – tra i più strenui difensori delle chiusure nei momenti bui della pandemia – non ha ripensamenti almeno sulla linea Draghi, come del resto il terzo polo di Azione e Italia viva. Mentre il ministro Speranza ieri ha ribadito la sua richiesta di «un impegno pubblico a tutti i leader soprattutto a quelli della destra che mi sembra abbiano più ambiguità, come Meloni e Salvini, di dire chiaramente agli italiani che dopo il voto la campagna di vaccinazione andrà avanti con molta determinazione».