Repubblica. Chi è stato infettato dal coronavirus da più di sei mesi farà il vaccino, ma in una sola dose. Chi invece è risultato positivo più di recente dovrà aspettare. È quasi pronto il documento del ministero della Salute, dell’Istituto superiore di sanità, di Inail e di Aifa nel quale verranno risistemate una serie di questioni legate al virus e sarà affrontato anche il tema della vaccinazione per chi è stato malato. Si cambierà quanto è stato previsto fino ad ora. Oggi sono 2 milioni e 335mila gli italiani che sono stati positivi e quindi hanno sviluppato una carica di anticorpi variabile contro il virus. All’inizio della campagna si era previsto di farli aspettare, cioè vaccinarli con prima dose e richiamo alla fine, una volta coperte le altre persone.
Nell’ultimo periodo, però, sono usciti studi e altri Paesi hanno preso decisioni diverse. In Francia ad esempio si farà una dose soltanto. Uno dei lavori scientifici è stato realizzato dal gruppo di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas di Milano. «Nel lavoro, coordinato da Maria Rescigno, abbiamo osservato che nelle persone che hanno avuto il Covid, con la prima dose di vaccino c’è una risposta straordinaria del livello di anticorpi. Questo e altri studi suggeriscono che vada seriamente considerata l’ipotesi di dare una sola dose a chi ha già avuto Covid sintomatico». Da una parte è un vantaggio per la persona che viene vaccinata «e per risparmiare tossicità», dall’altra il vantaggio è per la collettività perché diventano così disponibili centinaia di migliaia di dosi da usare per altre persone. In questo momento, con le consegne che ancora stentano, non è poco.
Aifa, in particolare il comitato scientifico per la sorveglianza dei vaccini, è tra le istituzioni sanitarie che si stanno occupando di questo tema. Gli esperti hanno suggerito di aspettare comunque sei mesi prima di fare la singola dose a chi ha avuto l’infezione. La stessa linea è sposata anche dal ministero. Da chiarire ci sono però ancora un paio di aspetti importanti. Prima di tutto va deciso da quando iniziare a contare i sei mesi. Presumibilmente il periodo partirà dal tampone negativo che decreta la fine dell’infezione. Poi bisogna stabilire se la regola vale solo per i sintomatici o anche per le persone che non hanno avuto sintomi. La strada scelta potrebbe essere la seconda. Il punto di partenza è che, comunque, vaccinare chi ha già avuto il coronavirus non ha effetti negativi sull’organismo, come hanno più volte spiegato gli esperti. E del resto tra medici e infermieri, categorie particolarmente colpite dall’infezione, sarebbero stati in tanti coloro che hanno scelto comunque di fare il vaccino, anche se erano stati contagiati dal coronavirus. Più che altro, decidere di far aspettare queste persone permette di proteggere prima chi rientra nelle categorie più a rischio.
Se ci si guarda indietro, la gran parte dei casi registrati in Italia risale proprio all’ultimo periodo. Il primo settembre dell’anno scorso, cioè appunto sei mesi fa, i casi nel nostro Paese erano stati appena 200mila. Queste persone, da ora in avanti, potrebbero avere la loro dose singola di vaccino. Il grosso di chi è stato contagiato, oltre 2 milioni di persone, verrebbe invece vaccinato più avanti.
Sempre nel documento che verrà presto reso noto si prevederà che chi, dopo la prima dose di vaccino, ha avuto comunque la malattia (cosa che è avvenuta in un certo numero di casi), non debba fare il richiamo. Si ritiene che il nuovo incontro con il coronavirus serva a concludere il percorso di immunizzazione proprio come se fosse una seconda somministrazione.