La medicina difensiva costa oltre 11 miliardi
La medicina difensiva – definita il surplus di spesa non legata a finalità terapeutiche ma alla riduzione del rischio di contenzioso – valeva secondo uno studio dell’Agenas di qualche anno fa circa 10 miliardi. Oggi il fenomeno è anche cresciuto – si stima oltre 11 miliardi (il 10% circa della spesa sanitaria) – tanto da convincere il Governo a intervenire: il ministro della Giustizia Carlo Nordio d’accordo con il collega alla Salute Schillaci ha istituito una commissione di esperti sulla colpa medica ad aprile scorso per arginare la marea di cause e denunce che tra l’altro nella stragrande maggioranza dei casi (il 97%) si conclude in un nulla di fatto. «Oggi il medico, in Italia, in Polonia e Belgio, unici tre Stati al mondo, è sottoposto a 4 tribunali – amministrativo, dell’Ordine professionale, civile e penale – per la responsabilità professionale. Depenalizzando l’atto medico, liberando il medico dalla denuncia facile si ridurrebbero, di conseguenza, tutti gli esami e le prestazioni fatte solo a scopo difensivo. Costi che sono stati stimati, appunto, in 11 miliardi. Oltre ad essere un danno per i pazienti in termini di allungamento delle liste d’attesa», spiega Pierino Di Silverio segretario di Anaao Asssomed il principale sindacato dei medici ospedalieri che sulla manovra invita il Governo a trovare risorse per la Sanità tassando il gioco on line o aumentando le accise sul fumo. Anche per Giovanni Migliore presidente di Fiaso (i manager di Asl e ospedali) servono più fondi ma soprattutto «intervenire sulle regole di funzionamento del sistema, potenziando e restituendo alle aziende sanitarie quel perimetro di gestione manageriale». Un «cambio di rotta» per il Ssn come il titolo dell’evento a Roma tra l’8 al 10 novembre per i 25 anni di Fiaso.
Cosa pensa di queste disposizioni?
«Tutto serve, ma sono inutili se non si modifica in maniera strutturale il sistema sanitario, a partire dal prontuario terapeutico su cui non si interviene dal 1993 e che contiene quasi il 50% di farmaci inutili. La spesa farmaceutica nel 2022 è stata pari a 23,5 miliardi, con un aumento del 5,5% rispetto al 2021. E nei primi nove mesi del 2023 si registra già un aumento del 5% sulla spesa dei farmaci, che rappresenta quasi il 18% della spesa totale del Ssn, una percentuale enorme.
E in tema di diagnostica?
«Vale lo stesso discorso. In generale, noi abbiamo posto tutta l’attenzione sulla cura, che significa tante diagnosi e tante terapie. Però ci siamo dimenticati che la maggior parte delle malattie sono evitabili: abbiamo ancora 12 milioni di fumatori (un monopolio di Stato che vale 14 miliardi all’anno), siamo un popolo di sedentari e in sovrappeso con un tasso di obesità del 10%, e anche sul consumo di alcol non si fa sufficiente informazione. La prevenzione andrebbe fatta non con la prescrizione, ma con la formazione, da questo punto di vista però non si fa nulla né a livello nazionale né a livello della medicina del territorio.
Serve quindi una rivoluzione culturale
Certamente, il che implica anche avere una Scuola superiore di sanità per formare i dirigenti del Ssn, così come introdurre nelle scuole almeno un’ora alla settimana lezioni sulla salute con personale formato. Questo cambierebbe la fisionomia nel tempo e avremmo dei grandi risultati.
Ha senso depenalizzare l’atto medico?
Se si vuole risolvere questo problema dovrebbe essere il Ssn ad assicurare chi opera al suo interno. E poi si potrebbe creare una grande piattaforma su cui riportare in modo anonimo gli errori e a cui i medici possono accedere in caso di dubbio. In altri paesi europei, per far fronte alla medicina difensiva, si è ricorsi ai Clinical decision support system, cioè database forniti di best practices internazionali, alert e altro ancora, che hanno ridotto del 25% circa gli eccessi di medicina difensiva.