La Federazione degli Ordini dei medici veterinari dopo il nuovo caso di aggressione all’uomo da parte di un orso e l’ennesima ordinanza di abbattimento dell’animale (poi sospesa dal Tar) del presidente della Pa di Trento. Per Fugatti è questione di tutela pubblica ma per la Fnovi “scaricare il problema sugli orsi è facile” ed “inseguire l’emergenza è segno di poca propensione ad affrontare i problemi in metodo scientifico. Occorre approfondire e informare”.
“L’ultimo episodio di aggressione da parte di un orso a danno di un turista in Trentino ha nuovamente acceso l’attenzione dell’opinione pubblica sulla gestione della popolazione di orsi da parte della Giunta trentina che, invece di prevenire, continua a inseguire l’emergenza, decretando l’abbattimento di qualsiasi orso sia in qualche modo relazionabile ad una aggressione. Questo modus operandi oltre che deprecabile da un punto di vista etico, è profondamente sbagliato da un punto di vista culturale e gestionale”. Così la Fnovi, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici Veterinari, commenta il nuovo caso di aggressione all’uomo da parte di un orso nei confronti del quale il presidente della Pa di Trento, Maurizio Fugatti, aveva emanato l’atto di abbattimento, poi sospeso dal Tar su ricorso di alcune associazioni di animalisti.
Anche la Fnovi si pronuncia contro “soluzioni semplicistiche” quali l’abbattimento. Perché, spiega, “nella sempre maggiore pressione antropica cui sottoponiamo il territorio, la natura compie, quando può godere di un proprio equilibrio, una propria selezione naturale che regola i soggetti presenti in un determinato habitat. Oggi questa regolazione è costantemente condizionata dall’uomo”. E questo è un “problema” che “non riguarda solamente l’orso, ma tutto l’ecosistema e la biodiversità floristica e faunistica”.
Dunque “quello che sta accadendo in provincia di Trento, la cattura, l’uccisione, il ritrovamento casuale o meno di orsi, della cui morte non si hanno mai riscontri abbastanza chiari da soddisfare la popolazione, è singolare. Non tanto nel confronto con altri Paesi che vantano una percentuale di abbattimenti spesso più alta, ma perché la politica della Provincia autonoma non è mai abbastanza chiara nel presentare questi eventi e perché le tante, troppe prese di posizioni della politica trentina non aiutano a generare fiducia”.
Per la Fnovi, infatti, “la percezione che viene consegnata alla popolazione è quella di un ente pubblico che non sapendo gestire la presenza di plantigradi sul territorio, ha abbandonato almeno in parte, la gestione della convivenza, preferendo passare all’abbattimento, senza aver prima adeguatamente monitorato il fenomeno e messo in campo efficaci azioni di prevenzione. La giunta Fugatti continua a ripetere che il Progetto di reintroduzione degli orsi in Trentino è sfuggito di mano, ma finge di non sapere che l’ente che doveva monitorare e intervenire è proprio la Provincia di Trento. Quante delle azioni di prevenzione previste dal Progetto Life Ursus sono state realizzate? A che punto è l’apposizione di contenitori portarifiuti a prova d’orso? A che punto sono le campagne d’informazione per residenti e turisti sul corretto comportamento da tenere in presenza di un orso? Perché tutti gli orsi confidenti non sono stati dotati di radiocollare per poterne monitorare gli spostamenti e intervenire prontamente quando si avvicinano ai centri abitati?”
“Scaricare il problema sugli orsi è facile – osserva la Federazione degli Ordini dei medici Veterinari – , ma serve solo a mantenere il Trentino in un continuo stato emergenziale. Le cronache raccontano di 8 aggressioni di orso a danno delle persone in Trentino negli ultimi 25 anni. È fondamentale raccogliere dati che permettano di capire come il fenomeno sta evolvendo. Quante volte in Trentino un orso incontra una persona? Quanti di questi incontri diventano aggressioni? Esistono fattori ricorrenti negli episodi accertati di aggressione da parte dell’orso? Se non si raccolgono e analizzano questi dati, difficilmente si potranno trovare soluzioni adeguate. Inseguire l’emergenza è segno di poca propensione ad affrontare i problemi in metodo scientifico”.
“Siamo consapevoli – conclude la Fnovi – che la coesistenza con la fauna selvatica non sia sempre facile, ma l’approccio che individua l’abbattimento come unica soluzione ci vede in forte disaccordo, sia perché è lontano dai valori della medicina veterinaria moderna, ma soprattutto perché non risolve il problema, ma lo accentua con la falsa convinzione che tutti i problemi siano risolvibili non affrontandoli e cercando soluzioni condivise, ma semplicemente rimuovendoli”.
26 luglio 2024