Negli Usa “altri due casi di influenza aviaria fra i lavoratori di un allevamento di pollame in Colorado” sono stati confermati dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi, nell’ambito di “una recente epidemia” che ha colpito “il pollame nell’allevamento con casi umani esposti al virus correlati a un abbattimento di uccelli”. Finora in relazione a questo evento è stata dunque “confermata l’infezione da H5N1” in totale “in 6 lavoratori di pollame. I lavoratori infetti hanno tutti manifestato sintomi lievi”. È l’aggiornamento fornito dai Cdc americani, dopo gli esiti dei test sui nuovi casi umani segnalati.
Lo studio sulla sieroprevalenza
Uno studio condotto negli Usa dal Michigan sul sangue di lavoratori di due aziende lattiero-casearie colpite da un’epidemia di virus dell’influenza aviaria A H5N1 tra i bovini non ha rilevato anticorpi che indicassero infezioni ‘sommerse’. A riferire i risultati preliminari dell’indagine sulla sieroprevalenza condotta sono i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) in un aggiornamento sull’aviaria. “Questa spiegano gli esperti è una scoperta importante perché suggerisce che non si stanno verificando infezioni asintomatiche nelle persone e fornisce supporto all’attuale approccio utilizzato per i test, cioè la raccolta di campioni da persone sintomatiche esposte ad animali malati”. Per lo studio sono stati analizzati campioni di sangue raccolti a giugno 2024 da 35 persone impiegate in aziende lattiero-casearie nel Michigan, con bovini risultati positivi al virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità A H5N1. Gli esperti hanno cercato anticorpi che indicassero un’infezione con il virus. Nessuno dei campioni di sangue raccolti da persone esposte a mucche da latte infette ha mostrato di avere anticorpi neutralizzanti anti H5N1, segno di infezione pregressa. I partecipanti allo studio provenivano da diverse contee e ricoprivano ruoli diversi nelle aziende agricole colpite, ma la maggior parte lavorava direttamente con mucche malate e meno della metà ha riferito di utilizzare mascherine o occhiali protettivi. Molte delle persone prese in esame avevano invece anticorpi neutralizzanti contro l’influenza stagionale. Questo elemento, analizzano gli esperti Cdc, “suggerisce che, come prevedibile, i partecipanti allo studio erano stati precedentemente vaccinati o si erano infettati con virus dell’influenza stagionale ed erano stati in grado di generare una risposta immunitaria”. La mancanza di anticorpi contro il virus H5N1 è un risultato “coerente con altri dati che dimostrano che la sieroprevalenza dell’influenza aviaria A H5N1, anche tra i lavoratori con esposizioni note, è bassa”. Ma, concludono i Cdc, “sono necessari ulteriori dati per comprendere appieno i rischi professionali derivanti dall’esposizione” al virus attualmente in circolazione.
La situazione attuale
Da aprile 2024, riepilogano i Cdc, “negli Stati Uniti sono stati segnalati 10 casi umani di infezione da influenza aviaria A(H5). Quattro di questi sono associati all’esposizione a mucche da latte malate e 6 all’esposizione a pollame infetto da H5N1”, contando anche “i due nuovi casi riguardavano lavoratori del settore avicolo con esposizione a pollame infetto durante le attività di spopolamento e smaltimento”. Sulla base delle informazioni disponibili al momento, continua l’ente, l’attuale valutazione del rischio per la popolazione generale Usa da influenza aviaria H5N1 “rimane bassa”. Per quanto riguarda gli animali, il Dipartimento dell’agricoltura americano segnala che 157 allevamenti di mucche da latte in 13 Stati Usa hanno confermato casi nei bovini, numero che continua a crescere. Per quanto riguarda i volatili, da aprile 2024 sono stati inoltre rilevati casi di A(H5) in 34 allevamenti commerciali e 16 allevamenti da cortile, per un totale di 18,3 milioni di uccelli colpiti. I Cdc hanno anche fornito dettagli sull’analisi della sequenza genetica (Rna) di uno dei lavoratori infetti dell’allevamento di pollame del Colorado a cui è stata diagnosticata l’infezione da H5N1. “I risultati sono rassicuranti spiegano gli esperti mostrando che è strettamente correlato al primo caso umano scoperto nel Michigan e non presenta cambiamenti associati alla resistenza antivirale. La sequenza completa è stata caricata su un database pubblico in modo che i ricercatori negli Stati Uniti e in tutto il mondo possano analizzarla”.
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