Giugno si è chiuso in “rosso” per gli allevamenti di suini, con aumento dei costi per l’alimentazione degli animali e prezzi all’origine in calo per tutte le categorie di suini, da macello, ingrasso e ristallo.
Inevitabile così un peggioramento dell’indice di redditività calcolato dal Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
Ma ecco il dettaglio dei vari segmenti che compongono la filiera suinicola.
Ciclo chiuso
A giugno, l’indice Crefis per il ciclo chiuso scende del 3,8% a livello congiunturale, pur mantenendo una variazione favorevole rispetto allo scorso anno (+16,6%).
A determinare questa situazione è stato il concomitante aumento dei costi per l’alimentazione, soprattutto per quanto riguarda soia e mais, e il calo delle quotazioni dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato che, sempre a giugno, sono scese del 3,7% rispetto al mese precedente fermandosi a 1,898 euro/chilogrammo; mentre a livello tendenziale la variazione segna -10%.
Ciclo aperto
In peggioramento a giugno anche la redditività delle fasi relative al ciclo aperto.
La scrofaia perde, a livello congiunturale, il 2,8% ma rimane comunque positiva la variazione rispetto allo scorso anno: +27,5%.
A pesare il calo dei prezzi dei suinetti da allevamento da 7 chilogrammi che in giugno hanno quotato 78,775 euro/capo perdendo il 3% rispetto a maggio (resta comunque favorevole il raffronto con i valori del 2023: +11,8%).
Sfavorevole anche l’andamento della redditività della fase di svezzamento che in giugno perde il 7,3% mese su mese (negativa anche la variazione tendenziale: -8,6%).
Un andamento sempre imputabile alla discesa dei prezzi dei suini) e all’aumento dei costi delle commodity alimentari.
In dettaglio, le quotazioni dei capi da 40 chilogrammi scendono a giugno a 3,799 euro/chilogrammo, pari a -4,7% sia su base mensile che annuale.
In calo, sempre nel periodo preso in esame, la redditività della fase di ingrasso, gravata dalla diminuzione dei prezzi dei suini pesanti da macello: -4,1% la variazione mensile e -0,9% quella tendenziale.
I macelli
Positivi i dati relativi alla redditività del comparto della macellazione che a giugno è cresciuta del 3,8% su base mensile e dell’11,3% a livello tendenziale, sostanzialmente sorretta dal calo dei costi per l’acquisto dei suini da macello.
Infatti, la quotazione delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a prodotto Dop (5,800 euro/chilogrammi) risulta in calo dell’1,1% a livello congiunturale e del 3,5% a livello tendenziale.
Al contrario i prezzi delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a prodotto generico risultano in giugno in leggero aumento (+0,3%), raggiungendo 4,490 euro/chilogrammo; resta negativa però la variazione tendenziale pari a -11,1%.
Male anche il mercato dei lombi: a giugno il taglio Padova ha perso l’1,7% su base mensile fermandosi a 4,350 euro/chilogrammo, mentre il taglio Bologna cala del 3,4% rispetto a maggio e raggiunge i 4,325 euro/chilogrammo.
Per entrambi i prodotti il dato tendenziale resta positivo, rispettivamente a +0,2% e +2%.
La stagionatura
A giugno il mercato del comparto della stagionatura mostra andamenti differenti per i diversi prodotti.
Il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi è calato dello 0,4% rispetto a maggio, raggiungendo una quotazione di 10,400 euro/chilogrammo e mostrando una variazione su base annua negativa del 2,8%.
I prezzi del prodotto generico sono invece rimasti invariati rispetto al mese precedente e confermano il valore a 8,600 euro/chilogrammo sempre per la tipologia pesante (+3,1% la variazione tendenziale).
Positivi i dati della redditività per entrambe le tipologie di prodotto: in giugno il prosciutto Dop stagionato 12 mesi ha aumentato la redditività a livello mensile dello 0,6%, mentre il prodotto non tutelato mostra un indice Crefis mese su mese a +0,1% (+1,9% la variazione tendenziale).
Esiguo ma sempre a favore del prosciutto tutelato resta il differenziale della redditività: +2,7%.