VERTICE SUL PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO
ROMA — L’eccezione è il taglio del cuneo contributivo che, promette, «sarà assolutamente confermato». Le garanzie per la manovra finiscono qui. Altri impegni Giancarlo Giorgetti non ne prende. Non può e non vuole. L’impossibilità è data dalla via stretta disegnata dal nuovo Patto di stabilità: bisogna stringere la cinghia. La volontà è conseguenza diretta dello sforzo che attende i conti pubblici nei prossimi setti anni: il ministro dell’Economia non vuole essere annoverato tra i disallineati del governo che provano a eludere gli impegni europei. Anche se in Europa non ci andrà da commissario, come aveva sperato: «Fitto è il nostro candidato, è il nostro cavallo, dobbiamo fare il tifo per lui», dice per lanciare l’investitura del collega che gli ha scippato il Pnrr.
Il realismo che porta dritto alla Finanziaria austera viene riversato nell’aula della Camera: il question time si trasforma in un richiamo ossessivo al Piano fiscale-strutturale di medio termine. È in questo documento, da inviare a Bruxelles entro il 20 settembre, che l’Italia dovrà spiegare come intende rispettare il tetto alla spesa fissato dall’Ue, oltre a confezionare una correzione di bilancio da 13 miliardi all’anno. «Ne discuteremo quando il Piano sarà presentato», è il ritornello che Giorgettiintona per parare i colpi delle opposizioni che provano a stanarlo: il prezzo da pagare per la prudenza sbandierata è sbattere contro le richieste che arrivano dal governo.
Da Matteo Salvini, che vuole un segnale sulle pensioni. Da Giorgia Meloni, che ha promesso alla Nato di alzare la spesa militare. Impegni differenti, stesso problema: non ci sonosoldi. Per questo Giorgetti frena sulle pensioni. Condivide il principio caro alla Lega, il suo partito: «Non rinnego – dice – la giusta aspettativa al pensionamento anticipato». Ma subito precisa: «Gli interventi andranno valutati in modo coerente alla sostenibilità complessiva della finanza pubblica». Quando arriva l’interrogazione sulla spesa per la difesa, si aggrappa all’Europa: «Per rispettare l’impegno politico» preso dalla premier, l’unica strada è tenere gli investimenti fuori dal calcolo per il rispetto degli obiettivi di bilancio. Senza arrivare a «una sorta di trade off (scambio ndr )» con il taglio del cuneo.
Prima il Piano strutturale di bilancio. Ieri il primo atto a Montecitorio: intorno al tavolo di una riunione tra governo e maggioranza si sono ritrovati il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il sottosegretario al Mef Federico Freni e Daria Perrotta, capo dell’ufficio legislativo del ministero, insieme ai presidenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Tempi strettissimi: l’indagine conoscitiva in commissione Bilancio da chiudere entro fine luglio, soprattutto il Piano in Cdm a inizio settembre, a pochi giorni dalla trasmissione a Bruxelles. In mezzo il passaggio alle Camere. Giorgetti promette anche il voto in aula, a sigillo della condivisione. Con la speranza che tutti, nella maggioranza, condividano anche i sacrifici che andranno fatti.