Nel 2023 pagamenti aumentati di 21 miliardi in gran parte per adeguarsi all’inflazione Con il taglio al Rdc sono stati risparmiati 1,35 miliardi.
Nel 2023 la spesa dell’Inps è aumentata di 20,890 miliardi sull’anno precedente, un balzo del 7,4% dovuto soprattutto all’adeguamento degli assegni alla forte inflazione del 2022. L’anno si è chiuso comunque con un risultato economico positivo per 2,063 miliardi, un saldo della gestione finanziaria di competenza di 12,18 miliardi di euro, e un avanzo patrimoniale netto che passa da 23,22 a 29,78 miliardi. Dai dati del Rendiconto generale 2023, approvato e presentato ieri dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, emerge una situazione di sostanziale equilibrio.
Il Rendiconto evidenzia valori positivi inferiori all’esercizio 2022, ma superiori sia al 2021, sia alle previsioni assestate per il 2023, rileva il Civ. Solleva però, rileva il presidente del Civ Roberto Ghiselli, «la necessità di affrontare il futuro con prudenza e lungimiranza», facendo «i conti con le trasformazioni demografiche e del mercato del lavoro». L’assetto attuale, ha ribadito Ghiselli, «si riferisce a un contesto di crescita economica che non assomiglia neanche lontanamente a quello di ora, ed era stato pensato per un sistema di lavoro molto più stabile». Senza contare tutte le altre funzioni che l’Inps esercita, al di là di quella previdenziale,a cominciare da quella di «sostegno alla famiglia, alla povertà ealla non autosufficienza».
Proprio in riferimento a questi capitoli, i dati confermano gli effetti dei tagli al reddito di cittadinanza, limitato adesso a soli sette mesi al massimo per i cosiddetti “occupabili”, cioè le famiglie senza minori, disabili o persone over 60 non in situazione di disagio: la spesa nel 2023 è crollata del 16,86%, percentuale che corrisponde a una riduzione di 1.3 miliardi rispetto al 2022. Aumentano di 1,08 miliardi le prestazioni di invalidità civile. E crescono sensibilmente le spese a sostegno della famiglia, in particolare con l’assegno unico, arrivato a un valore di 18,24 miliardi.
Replicando all’intervento della deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd, che aveva posto l’accento sull’esigenza di una pensione di garanzia per i giovani, che rischiano di ritrovarsicon una pensione troppo bassa a causa della discontinuità lavorativa, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha affermato che «con questo contesto economico la formula è quella di dare forza e gambe al sistema pensionistico con il secondo pilastro», dando «la possibilità ai giovani di coprire eventuali buchi nel loro percorso previdenziale». Durigon ha anche parlato di una «flessibilità in uscita che possa essere adeguata allasostenibilità di cui abbiamo bisogno in questo Paese», stigmatizzando le “buste arancioni” che l’Inps ha inviato per far capire ai lavoratori che pensione si sarebbero ritrovati in futuro. «Non dobbiamo far vedere più le buste arancioni, allontanavano i giovani dalla forma previdenziale. Bisogna fare un’informazione che faccia capire ai giovani come è importante costruirsi il proprio futuro pensionistico».
Repubblica