Il Sole 24 Ore, Marzio Bartoloni. Sanità. Dopo la bocciatura di Lega e governatori saltano le verifiche dirette sulle Asl. Il Pd all’attacco: «Da decreto fuffa a decreto zuffa». Il via libera del Senato entro domani
Eccolo il risultato del braccio di ferro tra Governo e Regioni che ha visto lo scontro arrivare anche all’interno della stessa maggioranza con la Lega schierata a fianco dei Governatori (con l’eccezione del Lazio) nella richiesta di cancellare quell’articolo 2 del decreto liste d’attesa che metteva in piedi una macchina dei controlli molto stringenti per evitare abusi a livello di Asl come quello di chiudere le agende delle prenotazioni che condannano i cittadini ad attese infinite per una visita o un esame. Ma questa nuova macchina è stata giudicata come una invasione di campo da parte di Regioni e leghisti che alla fine l’hanno spuntata. E così dopo questa difficile mediazione approvata ieri sera in commissione Sanità del Senato che ha il sapore di una retromarcia – avallata anche dalla premier Meloni – il provvedimento si avvicina al primo traguardo e cioè il via libera di Palazzo Madama atteso per domani senza porre la questione di fiducia, per arrivare poi al sì definitivo della Camera che deve convertire in legge il decreto entro il prossimo 6 agosto.
Il percorso di questo provvedimento approvato dal Governo alla vigilia delle elezioni europee ha avuto fin qui un percorso molto accidentato a partire dal nodo iniziale e cioè quello di avere a disposizione risorse fresche molto limitate utilizzate per detassare gli straordinari di medici e infermieri (200 milioni scarsi nel 2025 e poi circa 130 milioni nel 2026 e 2027). Una dote esigua rispetto ai fabbisogni di una Sanità in grande affanno che aveva fatto insorgere l’opposizione con la segreteria del Pd Elly Schlein che lo aveva definito allora un «decreto fuffa» e ora torna all’attacco ribattezzandolo «decreto zuffa»: «Sembra che Meloni sia più preoccupata di tener buono Salvini che di salvaguardare la salute degli italiani», ha insistito ieri durante una conferenza stampa organizzata dai Dem al Senato che chiede di ritirare il decreto. «È sbagliato, privo di nuove risorse e mostra un atteggiamento vessatorio verso le regioni come se la maggioranza si stesse costruendo un alibi». Plaude invece la Lega («siamo soddisfatti si sia trovata una soluzione ragionevole») mentre Maurizio Gasparri annuncia che Forza Italia « si farà carico in futuro di avanzare una proposta più ampia di riforma della sanità».
Il decreto interviene su diversi fronti prevedendo la possibilità di fare visite ed esami anche sabato e domenica con orario prolungato e ricorrendo all’intramoenia o ai privati se la lista d’attesa è troppo lunga (su questo un emendamento ne disciplina meglio le modalità). Nasce poi una piattaforma nazionale per monitorare i tempi di attesa mentre i Cup dovranno riunire tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei privati convenzionati. Scatta il divieto di chiudere le agende delle prenotazioni, mentre un sistema di “recall” eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate perché il paziente non si presenta (chi da “buca” pagherà lo stesso il ticket). Infine tra gli emendamenti del relatore Ignazio Zullo (Fdi) approvati ieri sera arriva anche una corsia preferenziale per i malati cronici o per chi è colpito da una malattia rara: «Per questi pazienti non si passerà dal Cup per prenotare la prestazione di cui hanno bisogno. Se un malato oncologico ha bisogno di una Tac urgente sarà il medico che lo ha in cura a occuparsi direttamente della prenotazione».