Ci sono oltre 16 milioni di italiani che vivono in otto Regioni – quasi tutte del Sud – che non ricevono cure «sufficienti» dal Servizio sanitario nazionale. La bocciatura arriva dalle nuove “pagelle” del ministero della Salute contenute nell’ultimo rapporto che misura la qualità dell’offerta dei cosiddetti Lea, i livelli essenziali di assistenza e cioè le prestazioni che devono essere garantite allo stesso modo in tutta Italia da Nord a Sud dal Ssn. Il monitoraggio che mette in fila i risultati nelle tre aree di assistenza – quella in ospedale, quella sul territorio (detta «distrettuale») e la prevenzione (dai vaccini agli screening) – promuove invece 13 Regioni e tra queste quelle con i punteggi migliori sono l’Emilia, la Toscana, la Provincia di Trento e il Veneto.
Il monitoraggio relativo alle performance del 2022 e presentato ieri a Roma al ministero della Salute avviene secondo i criteri del Nuovo sistema di garanzia (Nsg), architettura di 88 indicatori che quest’anno per la prima volta dopo l’istituzione nel 2019 esce dalla sperimentazione e fa scattare l’accesso – per le Regioni promosse con punteggio superiore a 60 in ciascuna delle tre macroaree prevenzione, territorio e ospedale – alla quota premiale del Fondo sanitario nazionale. In un quadro di complessivo miglioramento (soprattutto sull’area ospedaliera) nel 2022 raggiungono e superano almeno la sufficienza Piemonte, Lombardia, Veneto, Pa di Trento, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata. Con l’Emilia Romagna prima in prevenzione (punteggio di 96,1 su 100), la Toscana al top nell’area distrettuale (cure territoriali) con 96,4 e la Provincia autonoma di Trento capofila con 98,3 punti nelle performance degli ospedali.
Venendo alle performance negative è clamorosa la bocciatura in tutte e tre le macro aree della Valle d’Aosta. Mentre Calabria, Sicilia e Sardegna sono sotto-soglia nelle aree prevenzione e distretto. Bolzano, Abruzzo e Molise vanno sotto i 60 punti solo nell’ambito della prevenzione. Infine la Campania è “insufficiente” nell’area distrettuale (quella che deve garantire le cure più vicino al cittadino sul territorio). Scorrendo gli indicatori (quelli core sono 22, ma diventeranno 24) emerge un’Italia in bilico su vaccini, screening oncologici, stili di vita e ricoveri nei tempi. Tra le performance più negative si segnala a esempio l’indicatore sugli stili di vita che «evidenzia – spiega il report – situazioni di criticità in tutta l’area meridionale del Paese e decresce per quasi tutte le Regioni». Male anche gli indicatori di copertura degli screening oncologici che «confermano una situazione complessivamente inferiore al 50% del target, in tutte e tre le campagne (carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto) e molto diversificata tra le varie Regioni» con il Sud ancora una volta in ritardo. Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, «si segnalano punteggi sotto la soglia di sufficienza in Calabria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta». Nove Regioni sono invece insufficienti sull’intervento rapido in caso di frattura al femore degli over 65 (le situazioni più critiche risultano in Molise, Calabria e Sardegna). Il Paese è inoltre spaccato in due tra Nord e Sud su valori come la tempestività d’intervento del 118 e l’uso eccessivo di antibiotici, critico in particolare in Campania e Abruzzo.
«I dati ci dicono che c’è ancora molto da lavorare sugli screening oncologici, per i quali tra l’altro risulta un’alta variabilità intraregionale, sugli stili di vita e sui tempi d’attesa per le prestazioni ambulatoriali e sugli alti tassi di ospedalizzazione. Su questi fronti abbiamo messo in atto dei provvedimenti», ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci. A presentare nel dettaglio i dati ieri Francesco Mennini capo dipartimento della programmazione e Americo Cicchetti direttore della programmazione del ministero che ha sottolineato le fragilità della Sanità territoriale – che però ora beneficerà degli investimenti del Pnrr – e come non sempre avere più fondi a disposizione significa avere performance migliori. Infine per Giovanni Migliore presidente di Fiaso (la federazione che riunisce i manager ospedalieri) «il sistema va reso più tempestivo e integrato con nuovi indicatori perché sia più efficace». Nello specifico, ha spiegato Migliore, «servono innanzitutto più indicatori per le cure primarie e, poi, va messo al centro il tema dell’equità e del contrasto alle diseguaglianze».