Uno studio coordinato dall’epidemiologa Michelle Kendall dell’Università di Warwick, Coventry, Regno Unito, appena pubblicato sulla rivista Science, ha approfondito l’analisi dell’impatto dei movimenti di popolazione e del tracciamento con strumenti digitali sulla diffusione del COVID-19, fornendo utili indicazioni per le future strategie di controllo delle pandemie.
L’elemento centrale dello studio riguarda l’importanza del monitoraggio dei movimenti di popolazione per comprendere e predire la diffusione del virus SARS-CoV-2. Questo approccio si è rivelato cruciale durante le fasi critiche della pandemia, in particolare per l’identificazione dei focolai e per la gestione delle risorse sanitarie. La capacità di tracciare i movimenti delle persone ha permesso di correlare l’aumento dei contagi con specifici spostamenti, evidenziando la necessità di politiche di contenimento mirate.
Lo studio ha utilizzato dati raccolti da diverse fonti, inclusi i report di mobilità di Google e le statistiche ufficiali sui trasporti. L’analisi ha evidenziato come i cambiamenti nei modelli di mobilità, in risposta alle restrizioni governative, abbiano avuto un impatto diretto sull’incidenza dei nuovi casi di COVID-19. In particolare, il calo degli spostamenti durante i periodi di lockdown ha coinciso con una diminuzione significativa dei contagi, mentre la ripresa della mobilità ha portato a nuovi aumenti dei casi.
Durante i periodi di massima restrizione, il traffico stradale è diminuito fino al 70%, con una conseguente riduzione dell’R0 (numero di riproduzione di base) del virus da 2,5 a meno di 1. Questo dato indica una forte correlazione tra la diminuzione della mobilità e il controllo della diffusione del virus. Al contrario, nelle fasi di riapertura, un aumento del 50% della mobilità ha portato a una ripresa dell’R0 oltre la soglia critica di 1, suggerendo che i movimenti di massa siano stati un fattore determinante per la ripresa della pandemia.
Lo studio si è avvalso di modelli statistici avanzati per analizzare la relazione tra mobilità e diffusione del virus. Tra le limitazioni dello studio, gli autori segnalano la variabilità dei dati di mobilità, che può essere influenzata da diversi fattori esterni come eventi stagionali o sociali non legati direttamente alle politiche di salute pubblica.
“La nostra ricerca evidenzia come i dati di mobilità possano essere un potente strumento per comprendere le dinamiche di trasmissione del COVID-19 e per sviluppare strategie di contenimento più efficaci” ha commentato Kendall, sottolineando l’importanza di integrare il monitoraggio della mobilità nelle future risposte pandemiche.
Science 2024. Doi: 10.1126/science.adm8103
http://doi.org/10.1126/science.adm8103