Con i rinnovi dei contratti del pubblico impiego arriveranno aumenti medi di 150 euro. Ma c’è chi chiede più risorse prima di firmare. Richiesta che però ha il sapore di un’azzardo e che rischia di rallentare la trattativa e, di conseguenza, il manifestarsi degli incrementi retributivi in busta paga. Antonio Naddeo, in un’intervista al quotidiano Il Messaggero, ha lanciato un avvertimento: «Se si formasse una maggioranza anche di poco superiore al 50%, allora la legge mi obbligherebbe a firmare. Come presidente dell’Aran, però, voglio cercare il massimo consenso possibile, per evitare che poi la conflittualità possa scaricarsi sulle amministrazioni».
Il confronto con l’inflazione
Le ultime tre tornate contrattuali, quelle del triennio 2016-2018, del 2019-2021 e quella in corso del 2022-2024, coprono un intervallo temporale complessivo di nove anni. «Nei primi sei – ha fatto notare Naddeo – gli aumenti contrattuali sono stati più alti dell’Ipca, l’indice che misura l’inflazione e che viene utilizzato come riferimento nei rinnovi contrattuali». Il presidente dell’Aran snocciola i numeri nel dettaglio: «Nel triennio iniziale, quello che va dal 2016 al 2018, gli aumenti delle retribuzioni sono stati del 3,48% e l’Ipca dell’1,8%, nel secondo triennio, ossia tra il 2019 e il 2021, gli aumenti sono stati del 4,86% e l’Ipca del 2,2%, nel periodo tra il 2022 e il 2024, quello attualmente in discussione, l’Ipca è stata del 15,4% e gli aumenti proposti sono del 5,78%. Se si considerano tutti e dodici gli anni, il mancato recupero dell’inflazione è limitato al 5,28%». E ancora. «In realtà alcuni comparti del pubblico impiego hanno ricevuto anche altri aumenti, che riducono ulteriormente la distanza con l’inflazione», ha aggiunto Naddeo. I ministeri, per esempio, «hanno ricevuto quasi un altro 2% di aumenti per la perequazione delle indennità di amministrazione». La Sanità ha avuto le indennità per il Pronto soccorso. «Solo le Funzioni locali – ha concluso il numero uno dell’Aran – fino ad oggi non hanno ricevuto somme aggiuntive rispetto a quelle dei contratti».
Il ragionamento
Infine, Naddeo va dritto al punto della questione. «Siccome tutti i comparti chiedono più risorse – afferma – per mettere anche solo 10 euro in più in busta paga servirebbe quasi 1 miliardo per tutto il pubblico impiego da trovare nella prossima manovra. Ma vale la pena rinviare di fatto di un anno la firma di contratti che valgono in media 150-160 euro per 10 euro in più? Dal mio punto di vista no».