Il primo caso autoctono di West Nile Virus in Italia, verificatosi la scorsa settimana a Modena, evidenzia l’urgenza di investire in misure preventive contro le malattie trasmesse da vettori, in particolare zanzare
l 26 giugno 2024 è una data significativa per la salute pubblica in Italia: a Modena è stato registrato il primo caso autoctono di West Nile Virus (Wnv), manifestatosi nella forma neuro-invasiva. Questo evento mette in luce un problema più ampio e persistente: i costi elevati derivanti dall’assenza di iniziative efficaci di prevenzione delle malattie trasmesse da vettori. Il Segretario Nazionale del SIVeMP, Aldo Grasselli, sottolinea l’urgente necessità di strategie preventive che possano ridurre non soltanto i costi sanitari, ma anche le perdite economiche derivanti dalle malattie e dalla diminuzione della produttività.
La situazione
Il 26 giugno 2024 è stato segnalato in Italia, nella provincia di Modena, il primo caso autoctono di West Nile Virus (Wnv) nell’uomo, che si è manifestato nella forma neuro-invasiva. Non un evento inatteso, poiché questo virus nel nostro Paese circola annualmente durante la stagione estiva, quando sono maggiormente attive le zanzare del genere Culex che trasmettono l’infezione.
Un recente studio internazionale condotto da scienziati di Ird, Cnrs e Mnhn ha evidenziato che tra il 1975 e il 2020, i costi totali dovuti alle zanzare invasive, come Aedes Aegypti e Aedes albopictus, vettori della febbre Dengue, della chikugunya e del virus Zika, ammontano a circa 94,7 miliardi di dollari, per un costo medio annuo di 3,29 miliardi di dollari, con un picco di 20,9 miliardi di dollari nel 2013.
Gli scienziati sottolineano che i costi associati alle perdite e ai danni causati dalle malattie trasmesse da queste zanzare siano sottostimati perché raramente quantificati o riportati in molti paesi e quindi calcolati esclusivamente sui costi effettivi riportati nella letteratura scientifica.
Questi costi sono letteralmente esplosi a partire dai primi anni 2000, mentre gli investimenti nella gestione e nella prevenzione dei rischi sanitari emergenti, attraverso monitoraggio, controllo dei vettori e altre azioni preventive, compreso lo sviluppo di vaccini, sono rimasti stabili, costantemente inferiori ai costi dei danni e rappresentano solo una frazione dei costi totali.
Il commento
“Che non esistano da tempo strategie per salvare il Ssn e la sanità pubblica non ci sorprende più – ha commentato Aldo Grasselli, Segretario Nazionale del SIVeMP – ma non riusciamo a comprendere come gli economisti sanitari, sempre prodighi di suggerimenti restrittivi della spesa sanitaria, applicando le loro teorie aziendalistiche non si siano mai accorti, misurandoli con proverbiale accuratezza, dei costi della assenza di iniziative di prevenzione efficaci proprio a ridurre la spesa sanitaria, oltre a evitare patologie che deprimono la potenzialità lavorativa e di produzione di PIL di migliaia di persone”.
“Le spese evidenziate dallo studio – haconcluso Grasselli – si devono sommare ai danni di salute patiti dalle persone, alle quali, invece, dovremmo garantire la maggiore tutela dell’integrità della loro salute, riducendo le spese infruttuose generate dalla cura delle patologie. La prevenzione è vantaggiosa, ma non riscuote la giusta attenzione”.