La Commissione Europea ha recentemente pubblicato un rapporto sull’attuazione della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali (UTP) nella catena di approvvigionamento alimentare: adottata nel 2019, la direttiva si propone di contrastare 16 pratiche dannose nei confronti degli attori più deboli della catena, in particolare agricoltori e piccoli fornitori, evidenziando il progresso nella protezione dei produttori agricoli contro gli abusi nel settore alimentare.
Tra le pratiche commerciali sleali più frequenti rilevate dalle indagini vi sono i ritardi nei pagamenti per prodotti alimentari deperibili o non deperibili (50% e 13%), pagamenti non correlati a transazioni specifiche (7%) e richieste di pagamento per azioni di marketing (7%), nonché per stoccaggio, esposizione e lista di prodotti (7%). La maggior parte delle pratiche sleali è stata individuata nel commercio al dettaglio (41%), seguita dall’industria alimentare (36%) e dal commercio all’ingrosso (22%).
L’obiettivo principale della direttiva UTP è rafforzare la posizione dei produttori agricoli nella catena alimentare, migliorando le loro condizioni economiche e garantendo una remunerazione equa: questo impegno della Commissione fa parte di una serie di misure volte a riequilibrare il potere contrattuale tra agricoltori e acquirenti nel mercato agroalimentare dell’Unione Europea. Secondo il rapporto, l’attuazione della direttiva UTP sta guadagnando terreno significativo: le conclusioni principali del rapporto indicano che la maggior parte degli Stati membri ha adottato, a partire dal gennaio 2023, un livello di protezione più elevato rispetto a quanto previsto dalla direttiva, introducendo regole nazionali più stringenti contro le pratiche sleali. Inoltre, tutte le nazioni dell’UE hanno designato autorità responsabili dell’applicazione della direttiva: nel 2023, sono stati avviati circa 1500 controlli, dei quali circa il 17% ha portato alla sanzione di pratiche sleali con multe.
Il documento della Commissione sottolinea anche alcune aree di miglioramento necessario: una recente indagine ha rivelato che la consapevolezza dell’esistenza delle normative dell’UE sulle pratiche commerciali sleali è ancora troppo bassa (38% dei rispondenti). Inoltre, una quota significativa di intervistati (57%) non conosce le autorità nazionali responsabili dell’applicazione di tali normative. I produttori e fornitori intervistati hanno indicato diverse ragioni per non segnalare pratiche commerciali sleali subite: la paura di ritorsioni da parte degli acquirenti (30%), la percezione che tali pratiche siano comuni nel settore (23%) e la mancanza di fiducia nelle autorità di vigilanza pubbliche (17%). Per supportare l’attuazione delle regole e favorire lo scambio di buone pratiche, la Commissione Europea ha facilitato la creazione della Rete di Applicazione delle UTP: questa rete, composta da rappresentanti delle autorità nazionali competenti, mira a garantire un approccio comune nell’applicazione delle regole e può emettere raccomandazioni per migliorare l’efficacia delle misure contro le pratiche sleali.
Sono stati anche annunciati ulteriori impegni da parte della Commissione UE volti a rafforzare la posizione dei produttori agricoli nella catena di approvvigionamento alimentare: entro quest’anno, Bruxelles proporrà nuove regole per l’applicazione transfrontaliera contro le pratiche commerciali sleali. La Commissione sta istituendo inoltre l’Osservatorio UE per la catena agroalimentare (AFCO), con l’obiettivo di migliorare la trasparenza sui prezzi, la struttura dei costi e la distribuzione dei margini nella catena di approvvigionamento, e proporrà modifiche mirate al Regolamento sulla organizzazione comune dei mercati agricoli (CMO), come nuove norme sui contratti tra agricoltori e acquirenti e il potenziamento delle organizzazioni di produttori.