Tra le novità in materia di pensioni, c’è il ritorno dell’ipotesi della flessibilità in uscita senza le Quote: ecco di cosa si tratta.
Il tema delle pensioni è piuttosto caldo nell’ultimo periodo: proprio alcuni giorni fa, l’Inps ha aggiornato il simulatore “Pensami”, con le novità della Legge di Bilancio 2024.
Mancano poco più di tre e mesi e mezzo al termine per delineare la Legge di Bilancio 2025, che deve essere inviata in Parlamento entro il 20 ottobre 2024.
Gli esperti del Cnel, intanto, stanno lavorando sul ritorno allo schema della legge Dini, con la flessibilità in uscita dai 64 ai 72 anni, senza ricorrere al sistema delle Quote.
Ecco di cosa si tratta.
Ipotesi flessibilità in uscita senza le Quote: la novità in materia di pensioni
Tra una manciata di mesi, il Governo dovrà presentare il nuovo disegno per la Legge di Bilancio 2025, attesa in Parlamento ad ottobre.
Il Governo sta lavorando a diverse misure e, in particolare, sul dopo Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna.
La Lega, dal canto suo, ribadisce che bisogna raggiungere Quota 41, ovvero la possibilità di terminare il lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Ma i risultati ottenuti durante le elezioni (dove la Lega si è attestata dopo Forza Italia) potrebbero ridurre i margini per una trattativa in questa direzione.
Gli esperti del Cnel (Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro) stanno lavorando per redigere un nuovo documento organico sulle pensioni, da presentare a luglio. Entro ottobre, invece, sarà predisposto anche un modello di riorganizzazione del sistema previdenziale.
Tra le varie proposte possibili, c’è un ritorno allo schema della legge Dini, con un’uscita prevista dai 64 ai 72 anni, senza ricorrere al sistema delle Quote.
Ritirarsi più tardi comporterebbe un assegno pensionistico più alto. Questo perché il ventaglio delle nove età pensionabili (rispetto alle attuali sedici, dovute anche alle deroghe alla legge Fornero) sarebbe incorporato nei nuovi coefficienti di trasformazione.
Contemporaneamente, l’età minima per la pensione di vecchiaia aumenterebbe a 67 anni. Per ottenerla, sarebbe necessario avere almeno 25 anni di contributi oppure un importo di pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale (rispetto agli attuali 67 anni e 20 anni di contributi).
Questa è ovviamente solo una delle proposte fatte dal gruppo degli esperti del Cnel, che dedicherà molta attenzione anche al tema dei pensionamenti anticipati.