Con il pacchetto legislativo «Fit for 55%» (Pronti per il 55%) ultimato a ottobre 2023, l’Ue ha predisposto tutte le normative climatiche che i Paesi membri dovranno recepire. Restano da capire le modalità con cui questo verrà fatto e l’impatto che potrebbero avere le revisioni previste da qui al 2030. «Il Green Deal non si può smantellare con semplicità», ha detto Francesca Bellisai, Eu policy advisor di Ecco, il think tank italiano per il clima. «Tutte le legislazioni del Fit for 55% hanno clausole di revisione, alcune al 2026, altre al 2027 e 2028, ma per ognuna sarà la Commissione a dover prendere l’iniziativa con una proposta legislativa. Significherebbe aver avuto una spinta sia dai capi di Stato verso la Commissione, ma anche da parte degli stessi commissari».
Le normative già in vigore del Green Deal non sono poche, dal regolamento 2023/1804 sull’infrastruttura per i combustibili alternativi, alle direttive 2023/1791 sull’efficienza energetica (EED) e 2023/2413 sulle rinnovabili (RED), fino al regolamento 2023/851 sulle emissioni delle automobili. Fra gli ultimi atti del Consiglio, l’approvazione del regolamento sul monitoraggio e la riduzione delle emissioni di metano e il pacchetto Gas e Idrogeno, attesi in Gazzetta Ufficiale per fine giugno. «Sarebbe poi di grande rilievo la conclusione del processo di adesione dell’Ue alla Corte europea del diritti dell’uomo (Cedu) – sottolinea Claudio Vivani, co-fondatore di Renna & Vivani – che agevolerebbe la presentazione, anche da parte dei singoli cittadini, di reclami contro la Ue o Stati membri per violazione dei diritti umani in materia ambientale e climatica e contribuirebbe ad assicurare la coerenza delle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) e della Cedu».
Che cosa aspettarci adesso, con le destre che avanzano, ma non sfondano al Parlamento europeo? «Uno scenario di continuità, al limite un rallentamento dell’implementazione di alcuni obiettivi del Green Deal – prosegue Bellisai –, mentre è da escludere sia da un punto di vista giuridico sia politico una sua revisione massiccia. Alcuni file approvati potrebbero essere rivisti nel 2026, in particolare il Regolamento 631, che riguarda anche lo stop all’immatricolazione di nuove auto con motori a combustione interna a partire dal 2035, e la direttiva Ets2, il nuovo sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea. Data la struttura del Fit for 55, un’eventuale revisione del regolamento auto avrebbe effetti su altre legislazioni come la direttiva sulle stazioni di ricarica per le auto elettriche o la direttiva sulle energie rinnovabili. In generale, possiamo aspettarci maggiori investimenti sulla competitività industriale».
In ogni caso, ilGreen Deal ha da tempo messo in moto road map settoriali per l’industria e piani di transizione energetica e tecnologica. «Alle imprese servono certezze, perché in altri Paesi – gli Stati Uniti, con l’Inflation Reduction Act, e la Cina, la cui economia nel 2023 è cresciuta di oltre il 5% grazie agli investimenti nell’economia pulita – gli obiettivi sono chiari», conclude Bellisai. Nei piani dell’Ue, un flusso constante di fianziamenti dovrebbe essere garantito anche dal Fondo sociale per il clima, che dovrebbe entrare in vigore nel 2026 ed essere alimentato dai ricavi del nuovo sistema Ets2, la cui partenza è prevista per il 2027. Se non ci saranno ritardi.