«È un provvedimento inconsistente. Vuoto nella sostanza».
Marina Sereni, responsabile salute e sanità nella segreteria Pd, boccia il decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri sulle liste d’attesa.
Sereni, come segreteria del partito vi siete confrontati con i vostri governatori?
«Le Regioni sono state convocate il giorno prima dell’approvazione ma non è stato dato loro un testo. Se c’è un’emergenza che riguarda le liste d’attese e l’organizzazone dei servizi sanitari, ma non si coinvolgono le Regioni si parte già in maniera sbagliata».
Sono stati stimati 250 milioni per ridurre le tasse al 15% per i camici bianchi che fanno intramenia. Il ministro Schillaci ha garantito lacopertura. Sono comunque insufficienti?
«Dopo aver fatto immaginare che ci fossero almeno alcune centinaia di milioni aggiuntivi, ora scopriamo che non c’è un euro in più. Si fa riferimento ai fondi, già insufficienti, della legge di Bilancio. Le misure che si identificano come risolutive dovrebbero, per il governo, realizzarsi senza risorse e senza personale in più».
Come Pd quale sarebbe stata la vostra proposta?
«C’è bisogno di assunzioni di medici, infermieri e tecnici. Noi ci abbiamo provato con la legge Schlein proponendo di arrivare in cinque anni al 7,5% di spesa sanitaria sul Pil, che è la media europea, e di sbloccare le assunzioni eliminando il tetto di spesa per il personale».
E invece il governo cosa ha fatto?
«Per il governo la sanità pubblica non è una priorità. Se lo fosse dovrebberivedere le sue scelte in materia fiscale. Lo scorso anno l’Italia ha impiegato quattro miliardi di euro per accorpare, per un anno, due aliquote Irpef. Ma se costringiamo un lavoratore dipendente o un pensionato a spendere soldi per curarsi forse non era quella la priorità giusta. E poi il personale non ce la fa più».
Il governo vuol premiare i medici che riducono le liste d’attessa diminuendo le tasse. Troppo poco?
«Dire che noi possiamo tenere aperti gli ambulatori di sabato e domenica senza personale e senza soldi è una grande presa in giro».
Vede un legame con le elezioni europee?
«È indegno fare un decreto fuffa quattro giorni prima del voto, un’offesa per chi oggi soffre e non riesce a curarsi, per chi è in attesa di analisi o interventi importanti».
Repubblica