Via libera in Consiglio dei ministri alla riforma Schillaci senza che nel testo si parli mai di stanziamenti aggiuntivi Schlein: misure fuffa per prendere in giro i cittadini alla vigilia del voto, lo dicono anche le Regioni di destra
Sfoggia un grande ottimismo il ministro Orazio Schillaci quando, dopo aver presentato i 7 articoli del decreto legge sulle liste di attesa approvato ieri dal Consiglio dei ministri e i 15 del disegno di legge sullo stesso tema, conclude: «Mi aspetto da subito un cambio di passo, ma ci vuole la piena collaborazione delle Regioni, dei direttori generali Asl, dei medici e di tutti gli altri operatori sanitari». Difficile che quanto previsto cambi qualcosa, non solo subito ma anche più avanti. Del resto non ci sono risorse per aumentare l’offerta (giusto una riduzione di tassazione per gli straordinari dei medici) e ridurre le attese. Oltretutto i soggetti citati da Schillaci — da solo in conferenza stampa mentre Giorgia Meloni ha magnificato il decreto successivamente, con un video — sono piuttosto scocciati.
Per le Regioni, comprese quelle di destra, parla il coordinatore degli assessori alla Sanità, l’emiliano Raffaele Donini. Protestano per non essere state consultate sul dl: «Ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con noi. Ci riuniremo e faremo pervenire le nostre proposte, unanimi, di modifica del decreto». Ma anche la gran parte dei sindacati medici non ha gradito («Volere abbattere le liste d’attesa partendo dal presupposto che i responsabili siano medici e dirigenti sanitari èinaccettabile», dicono gli ospedalieri di Cimo e Anaao).
Si racconta che lo stesso Schillaci sperasse di approvare un decreto, da lui più volte annunciato, dotato di un po’ di risorse. Quando il Mef ha detto no, al ministero alla Salute avrebbero preferito fare un disegno di legge ma la premier avrebbe imposto di presentare comunque un dl prima delle Europee. E così i testi sono due. Per il ddl, che tra l’altro prevede l’aumento del tetto di spesa per i privati convenzionati, ci vorrà molto tempo, ammesso che si arrivi davvero in fondo. Comunque si andrà in Parlamento, dove l’opposizione già si è scatenata. «Sono felice che ancora prima del voto, la nostra campagna sulla sanità pubblica abbia già ottenuto un primo risultato, costringere il governo ad ammettere che avevamo ragione noi e cioè che non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa», dice la segretaria Pd Elly Schlein: «Lo abbiamo ribattezzato “decreto fuffa”. È una presa in giro dei cittadini a 5 giorni dal voto. Lo dicono le Regioni della destra e gli esperti». I Cinquestelle delle commissioni Affari sociali di Camera e Senato commentano: «La montagna ha partorito un topolino. Il decreto è estremamente deludente, privo di risorse e di urgenza, unospot elettorale».
Repubblica