Uno spiraglio c’è: il Tesoro e Forza Italia trattano sul rinvio della sugar tax. E quindi per posticipare il termine del primo luglio, quando l’imposta sulle bevande zuccherate dovrebbe entrare in vigore in base a quanto scritto dal governo nell’emendamento “omnibus” al decreto Superbonus.
Ma servono coperture certe. E qui iniziano i problemi per i forzisti che anche ieri sono tornati a protestare contro il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’ha fatto il leader di FI Antonio Tajani “sfruttando” il palco dell’apertura della campagna elettorale per le europee: «Dobbiamo dimostrare di essere delle persone che mantengono fede a quello che hanno sempre detto, non dei fanfaroni, degli sbruffoni: ci batteremo perché la pressione fiscale non aumenti di un euro, si chiami sugar tax o patrimoniale non ce n’è nessun bisogno». Ma quando si è trattato di passare dai proclami alle soluzioni sono iniziati i guai. Al Senato gli azzurri hanno presentato due subemendamenti che chiedono, rispettivamente, di far slittare la sugar tax al primo dicembre 2025 e al 30 giugno 2026. Il rinvio più contenuto costa 68 milioni, il secondo schema molto di più: 249,5 milioni. Soprattutto le coperture non reggono perché la fonte da cui attingere le risorse – il Fondo per gli interventi strutturali di politica economica – è povera: i soldi che chiede FI non ci sono.
Tra l’altro il Fondo è nato al Mef e gestito da Giorgetti: l’iniziativa degli azzurri è stata letta a via XX settembre come uno sgarbo, oltre a essere ritenuta «insostenibile» dal punto di vista finanziario. Coperture alternative sono state individuate dalla Lega: nei subemendamenti depositati in commissione è previsto un definanziamento di alcune missioni internazionali, che fanno riferimento alla Farnesina guidata da Tajani. Come a dire: se Forza Italia vuole rinviare la sugar tax ben venga, una soluzione c’è ed è quella proposta appunto dal partito di Matteo Salvini. La contesa sulle bibite zuccherate agita ancora la maggioranza.
Repubblica