Il Sole 24 Ore. Battaglia all’ultima preferenza. Casse dei partiti esangui, necessari finanziatori Tetto di spesa massimo di 210mila euro nel Nord-Ovest (la circoscrizione più grande)
Con la presentazione delle liste per le europee dell’8-9 giugno, per gli oltre 600 candidati è iniziata la caccia a uno dei 76 seggi assegnati all’Italia a Strasburgo. E se per i nomi di primo piano, i capolista e i leader in corsa di Fdi, Pd, M5S, Lega e Fi il posto (al netto delle rinunce) è assicurato, per un altro centinaio di candidati (quelli che vengono in lista subito dopo i big) sarà una battaglia all’ultima preferenza. E di preferenze ne potrebbero servire molte: se nelle precedenti europee del 2019, per esempio, c’è chi è stato eletto (complice il passo indietro dei leader) con meno di 9mila voti, in altri casi non ne sono stati sufficienti neanche 70mila. Anche perché la battaglia è su circoscrizioni enormi (quella del Nord Ovest ha più di 15 milioni di abitanti). E quindi bisognerà mettere mano al proprio portafoglio o essere bravi ad attrarre finanziatori.
Tra manifesti, volantini, cene, campagne sui social, noleggio degli spazi pubblicitari, affitto dei locali per convegni e comizi, bisogna disporre di un budget da 50mila euro in su, secondo chi già in passato ha tentato la corsa. Ma si può arrivare a spendere il doppio. Anche perché si potrà fare poco affidamento sulle casse dei partiti, sempre più esangui. Il Pd, il partito che in passato ha messo a disposizione più risorse per le europee, è passato da oltre 4 milioni spesi nel 2014 a 2,9 milioni nel 2019. Ed è probabile un calo ulteriore quest’anno. Ben più distati poi i tre partiti di centrodestra (ciascuno tra 1,2-1,3 milioni spesi nel 2019) per non parlare del M5S, fermo nel 2019 a 402mila euro.
In base alla legge, i singoli candidati hanno un limite massimo di spese per la loro campagna: 52mila euro per ogni circoscrizione a cui vanno aggiunti 0,01 euro per ogni residente della circoscrizione. Nel Nord Ovest, il collegio più grande, il tetto è pari a 210mila euro, nel Sud siamo a 187mila euro, per scendere a 169mila al Centro e 167mila nel Nord Est. Il limite più basso è 116mila euro nelle Isole. Se la spesa può sembrare alta, il gioco può valere la candela. Un europarlamentare guadagna anche oltre 18mila euro al mese, tra stipendio base e indennità varie. Si può tranquillamente superare il milione di euro sommando i cinque anni di legislatura.
Davide Bordoni, segretario della Lega nel Lazio, è un veterano delle campagne elettorali, e corre quest’anno nella circoscrizione Centro: «Per me non è la prima campagna elettorale e ho la fortuna di aver già una rete di persone che mi conosce, ho un sito internet e canali social aggiornati. Ma chi è alla prima esperienza può arrivare a spendere tranquillamente oltre i 50mila euro. Bisogna investire in cartelloni pubblicitari, in spot elettorali».
Federico Pizzarotti, l’ex sindaco di Parma candidato con Azione nella circoscrizione Nord-Est, ha affittato un Id. Buzz, il van elettrico della Volkswagen, per muoversi tra Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. E dichiara: «Nella prima settimana di campagna ho fatto stampare 10mila volantini. Alla fine credo che arriverò a 100mila. Le spese complessive saranno legate ai fondi raccolti con le sottoscrizione online. Ma non è ipotizzabile una cifra inferiore a 50mila euro». Massimiliano Smeriglio, esponente storico della sinistra romana, eurodeputato uscente eletto nel 2019 nelle liste del Pd, corre questa volta con l’Alleanza Verdi e Sinistra nelle circoscrizioni Nord Ovest e Centro. «Nel 2019 le preferenze raccolte furono 73mila – spiegano dallo staff, che non si sbilancia sul budget di spesa -. In questa tornata arrivare alla metà sarebbe un bel traguardo».