Governo e Regioni si sono riuniti per affrontare il problema della Peste suina africana, coordinando azioni di controllo e prevenzione con l’obiettivo di fermare la diffusione del virus. Emilia-Romagna e Lombardia sono in prima linea e chiedono ulteriori rinforzi per controlli negli allevamenti e nei cinghiali
Nel corso del vertice che si è tenuto giovedì 9 maggio a Palazzo Chigi, è stata discussa una strategia nazionale chiara e condivisa da tutte le Regioni interessate per fermare la diffusione della peste suina africana (Psa) ed eradicare il virus dal suolo nazionale, potenziando le azioni di controllo e prevenzione finora adottate. Alla cabina di regia hanno, infatti, partecipato i Ministeri di Agricoltura, Sanità, Protezione Civile, Difesa e Interno insieme ai rappresentanti delle Regioni colpite (Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte).
Le azioni principali
Durante l’incontro, il Governo ha preso atto, a livello nazionale, della gravità del problema e deciso di muoversi verso un’attività di controllo uniforme sull’intero territorio, per creare un coordinamento nella gestione dell’epidemia. Il piano di azione deciso si prefigge di contenere la diffusione della Psa attraverso l’impiego di più uomini e risorse dedicate, agire sulla messa in sicurezza della filiera valorizzando l’alto livello di difesa biologica presente nelle sue imprese e fare leva sulla diplomazia commerciale per convincere i mercati già chiusi a rivedere le proprie posizioni.
Nel corso della mattinata è stata manifestata la volontà di inserire le malattie epidemiche tra le competenze della Protezione Civile, mutuandone gli strumenti normativi, così da dare ulteriore incisività per affrontare con ogni mezzo possibile l’avanzare della peste suina; è stata condivisa la necessità di assegnare al commissario nazionale i poteri speciali necessari ad agire con tempestività in deroga alle normative sugli appalti; si è sottolineata l’urgenza di agire, perché ogni giorno che passa aumentano i rischi per l’intero comparto produttivo; è stato richiesto, in particolare dalla Regione Emilia-Romagna, un rinforzo della presenza di personale veterinario per i controlli negli allevamenti e negli stabilimenti produttivi per le attività legate all’export di prodotti di origine suina e per il controllo della malattia nei cinghiali.
L’impegno di Regione Lombardia
“Il lavoro svolto in questi mesi da Governo e Regioni per contrastare la Peste Suina – ha dichiarato Alessandro Beduschi, assessore lombardo all’Agricoltura – è frutto dell’approccio qualitativo e innovativo dell’Italia a questa problematica. Le azioni dei servizi veterinari, il coinvolgimento di esercito e protezione civile e gli investimenti per garantire misure di biosicurezza agli allevamenti, sono elementi che possono consentire una rivalutazione delle regole da parte dell’Europa, come peraltro insegna il precedente dell’influenza aviaria”.
Il 23 maggio sarà portata all’attenzione della Commissione la proposta di considerare in modo differente l’infezione tra i cinghiali e quella negli allevamenti di suini. L’obiettivo è rivalutare le “zonazioni”, poiché le attuali misure penalizzano in modo eccessivo le attività degli allevamenti e della trasformazione anche nel caso in cui i casi di infezione si verifichino relativamente lontani e solo nei cinghiali
Per aumentare il grado di controllo del territorio, inoltre, è sempre più attiva anche la collaborazione con i concessionari autostradali, per chiudere e mettere in sicurezza i punti vulnerabili della rete, creando quindi un’ulteriore ed efficace barriera di contenimento degli spostamenti di cinghiali, principali vettori del virus.
“La garanzia del buon lavoro fatto – ha concluso l’assessore – è dimostrata dal grado di protezione e biosicurezza che si è generato il tutto il territorio lombardo. Una realtà dove la malattia è da mesi stata eradicata nel maiale domestico. Adesso serve un cambio di passo anche a livello comunitario”.
L’impegno dell’Emilia-Romagna
La Regione Emilia-Romagna fin dall’insorgere del primo caso di Psa in Italia, in Piemonte nel gennaio del 2022, ha investito risorse per prevenire e contenere la diffusione della malattia. In questi anni ha approvato prima un piano di contenimento del rischio e successivamente un piano di eradicazione della malattia con l’individuazione delle aree dove effettuare il depopolamento di cinghiali, i tempi in cui realizzarlo (entro l’estate del 2024) e la stima della popolazione di cinghiali da raggiungere per rallentare il contagio. Molta attenzione anche alla biosicurezza degli allevamenti, con la pianificazione di controlli su tutto il territorio regionale. Due gli obiettivi principali: evitare un ulteriore propagazione del contagio nel territorio regionale e ridurre il rischio che l’infezione raggiunga gli allevamenti suini.
Approvato il Piano di controllo della specie cinghiale e individuati i distretti critici, la Regione ha definito due bandi che presto saranno operativi per potenziare ulteriormente le attività di abbattimento dei cinghiali, che hanno potuto effettuare interventi di depopolamento sia abbattendo i cinghiali tramite sparo che attraverso la cattura tramite trappole. Un terzo bando è in corso di definizione per permettere l’utilizzo dell’intera somma di due milioni di euro che la Regione ha messo a disposizione lo scorso anno alla struttura commissariale. A partire dal 2024 è prevista la possibilità di rendicontazione a capo abbattuto (130 euro) e la possibilità per le polizie provinciali di convenzionarsi con enti esterni tra cui gli ambiti territoriali di caccia.
La pianificazione di controlli di biosicurezza degli allevamenti di tutta la regione è iniziata nel 2022, proseguendo con la definizione dei requisiti di biosicurezza da rispettare negli allevamenti. Complessivamente sono stati definiti tre bandi (nel 2022, 2023 e 2024) per un valore complessivo di 9,7 milioni di euro; i progetti ammessi a finanziamento sono 170, circa un allevamento su 4 in Emilia-Romagna. I principali interventi finanziati riguardano la posa di recinzioni antintrusione/antibestiame, la costruzione di piazzole di disinfezione degli automezzi, la realizzazione di zone filtro e celle frigorifere e spese di progettazione.
Tra le richieste della Regione Emilia-Romagna emerse nell’incontro di Palazzo Chigi, il rinforzo del personale veterinario per le verifiche negli allevamenti e negli stabilimenti, soprattutto in relazione alle attività legate all’export. Infatti, il personale veterinario sarebbe anche impiegato per verificare la presenza della malattia nei cinghiali, in particolare per i territori in cui l’impatto sul settore suinicolo potrebbe essere particolarmente rilevante. Nel corso del vertice, inoltre, è emersa la volontà di inserire le malattie epidemiche tra le competenze della Protezione Civile, un passo avanti secondo la Regione che condivide la necessità di assegnare al Commissario nazionale i poteri speciali necessari per agire con tempestività in deroga alle normative sugli appalti.